C’è grande ottimismo nel mercato del lavoro alto atesino, nonostante l’incognita della variante Delta. Il sistema duale, con alternanza di scuola e lavoro, da i suoi frutti, ma dobbiamo gurdare anche alle sfide future. È questa l’analisi di Dieter Mayr, segretario generale della Sgb-Cisl. Se guardiamo al mondo di lingua tedesca, afferma, l’Italia dovrebbe prevedere un maggior coinvolgimento dei lavoratori nelle decisioni aziendali come in Germani, e l’obbligo per le aziende a essere iscritte alle associazioni datoriali. In questo modo, spiega, si ha una misurazione certa della rappresentanza, per quale in Italia non vede altra soluzione se non una legge.
Mayr qual è stato l’impatto della pandemia in Alto Adige?
La pandemia ci ha colpiti in modo diffuso e in vari settori. Molti hanno sofferto più di altri, penso a tutto il mondo del turismo, della cultura e dell’intrattenimento. Lo scorso inverno la stagione sciistica non è partita.
Come si prospetta la ripresa?
La ripresa è molto positiva, anche se non ancora a pieno regime. Il turismo nelle città segna il passo, a differenza della montagna dove c’è maggior dinamismo. Ma nel complesso, dal punto di vista degli occupati, abbiamo raggiunto se non superato i livelli pre pandemia, e il clima di fiducia è molto alto, nonostante l’incognita rappresentata dalla variante Delta che però, ad oggi, non sembra gravare sul mercato del lavoro.
Come sta procedendo la campagna vaccinale?
La campagna vaccinale era iniziata con un buon ritmo, poi abbiamo registrato un rallentamento. Ci sono molti no vax, ma anche persone scettiche e confuse, anche dal modo con il quale è stata gestita la comunicazione della campagna vaccinale. Ci sono anche altre tipologie di difficoltà, come la possibilità di raggiungere i piccoli borghi.
Guardando al futuro del mercato del lavoro, che ruolo avrà la formazione?
La formazione avrà sicuramente un ruolo centrale. Da sempre abbiamo puntato su un sistema molto forte e consolidato di alternanza scuola-lavoro, e sul contratto di apprendistato. Si tratta di uno strumento che offre grandi prospettive di accesso al mondo del lavoro. Lo si vede molto bene nel settore dell’artigianato, dove l’apprendistato inizia dai 15 anni e può durare anche 5 anni Sarebbe utile inserirlo anche nel pubblico impiego. Purtroppo noto in Italia un certo scetticismo sull’apprendistato, visto come una sorta di lavoro minorile a basso costo, non tenendo però conto delle possibilità che offre in termini di formazione, apprendimento e sviluppo.
Altro elemento centrale per affrontare le sfide future saranno le politiche attive. Qual è la situazione nel suo territorio?
Prima della pandemia ci trovavamo in una situazione quasi perfetta, di piena occupazione. E anche ora il mercato del lavoro sta rispondendo con grande dinamismo. Quindi, sostanzialmente, un qualcosa assimilabile alle politiche industriali non era presente, anche perché possiamo contare su un sistema duale alla tedesca, che alterna lavoro e formazione, solido e ben strutturato. Questo non vuol dire che il sindacato non abbia sollecitato le istituzioni ad avviare un confronto su questo terreno, anche in vista della trasformazione digitale.
E il confronto è partito?
Si. Con la provincia siamo arrivati alla stesura di un documento che guarda alle sfide future che attendono il mercato del lavoro nei prossimi anni, mettendo in campo strumenti innovativi per i lavoratori.
Nella provincia di Bolzano non è stata istituita la figura del navigator. Perché?
La figura del navigator non è mai stata contemplata per la situazione delle nostre politiche attive. Inoltre nella provincia di Bolzano c’è già un omologo del reddito di cittadinanza ossia il reddito di inserimento. Due misure incompatibili.
Che cosa dovrebbe prendere il mercato del lavoro italiano da quello di lingua tedesca?
Guardando al mondo germanofono, credo che in Italia ci dovrebbe essere un maggior coinvolgimento dei lavoratori nelle decisioni dell’azienda, e una contrattazione con tempi più stretti, che si conclude sempre con un miglioramento della parte retributiva, come avviene in Germania. Dall’Austria, invece, l’obbligo per le aziende di essere iscritte alle associazioni datoriali. Lì un caso come quello dell’uscita della Fiat da Confindustria non sarebbe mai accaduto. In questo modo si riesce anche a misurare la rappresentanza.
Secondo lei serve una legge sulla rappresentanza in Italia?
La cosa importante è estendere il più possibile la contrattazione. Quando la copertura è ampia non è necessario approvare per legge un salario minimo. Sulla rappresentanza il discorso è diverso. Benché la Cisl nazionale non veda di buon occhio una legge, credo che sia una strada che andrebbe presa in considerazione, anche se reputo molto difficile trovare un accordo con tutte le associazioni datoriali. Per questo non vedo alternative alla legge
Ad oggi qual è lo stato di salute delle relazioni industriali?
All’inizio della pandemia c’è stato un clima molto positivo di confronto con la parte datoriale e le istituzioni. Purtroppo, superata la fase strettamente emergenziale, c’è stato un deterioramento dei rapporti.
Tommaso Nutarelli