Il più entusiasta di tutti e’ Carlo de Benedetti: l’ottantenne Ingegnere, una lunghissima vita confindustriale alle spalle, non ha avuto dubbi nell’affermare che l’assemblea 2016, che ha insediato il nuovo presidente degli industriali Vincenzo Boccia, e’ stata ‘’la piu’ bella a cui ho partecipato’’. Quanto alla relazione: “Un discorso eccellente, innovativo, non retorico e pieno di civismo”. Ma e’ solo uno dei tantissimi plausi ottenuti dal neo presidente di Confindustria alla sua prima uscita pubblica. In pratica, gli unici a dirne contro sono stati alcuni esponenti dell’opposizione al governo, e ora vedremo perche’.
La relazione di Boccia, volendo semplificare al massimo, e’in sostanza una relazione ‘’di sinistra’’. In diversi sensi. Il piu’ evidente dei quali e’, naturalmente, la piena sponsorizzazione del governo di Matteo Renzi da parte della nuova Confindustria. In molti passaggi viene riconosciuto esplicitamente il ruolo positivo del governo: dall’aver saputo ottenere dall’Unione europea un minimo di flessibilità sui conti, ai molti provvedimenti fiscali a favore delle imprese. Ma soprattutto, c’e’, da parte di Boccia, un quasi esplicito impegno ad appoggiare il referendum di ottobre sulle riforme costituzionali, tema peraltro caro da sempre alla Confindustria, che vi si e’ esercitata piu’ volte, fin dai tempi della presidenza Abete, e che nel 2013, quindi in anticipo rispetto al lavoro del governo, aveva presentato un position paper che rispecchia, nei contenuti, la stessa riforma Boschi. Dunque, nulla di strano che oggi, avendo a portata di mano le riforme tanto sognate, si prepari ad appoggiare il ‘’si’’. Un atto che dovrebbe ricucire definitivamente le ruggini di questi anni tra Viale dell’Astronomia e Palazzo Chigi. Non a caso, tutti i commenti dell’area governativa e Pd sono stati estremamente lusinghieri nei confronti del nuovo presidente degli industriali.
E tuttavia, un po’ di prudenza non guasta: infatti, una decisione ufficiale di Confindustria sul referendum e’ stata fissata per il 23 giugno, cioe’ dopo i ballottaggi per i sindaci. Non causale, come scelta: dell’argomento si e’ discusso in Confindustria nei giorni scorsi, tra chi voleva un pronunciamento immediato, e chi suggeriva di attendere qualche settimana, e capire che aria (politica) tira nel paese e sul governo Renzi. Un tracollo alle amministrative indebolirebbe il premier, rendendo piu’ incerto l’esito di ottobre. E forse, con un pizzico di opportunismo, la Confindustria preferisce attendere prima di sbilanciarsi – come raramente e’ accaduto – a favore di una parte politica. Su questo, in particolare, Boccia se l’e’ cavata egregiamente: ha detto che le riforme ‘’non hanno un nome, ma un oggetto’’, e che schierarsi per il si non significa schierarsi con una parte politica, ma con un principio condivisibile. Insomma, il tradizionale ‘’non importa il colore del gatto, purché prenda i topi’’.
Ma c’e’ molta ‘’sinistra” e molta ‘’Europa’’ nella relazione di Boccia, anche su altri più vari argomenti. Quando dice ‘’no” alla Brexit, che innescherebbe una pericolosa reazione a catena, e ancora no ai muri e ai confini, ricordando che ‘’solo pochi anni fa i muri li abbattevamo’’. Quando dice no ai populismi e ai nazionalismi. Quando afferma che i migranti “fuggono da guerre e miseria”, cercando in Europa quei valori ‘’che noi abbiamo dimenticato: stabilita’, benessere, pace”. E la loro “sofferenza dovrebbe risvegliare in noi ‘’la memoria storica, che abbiamo smarrito nel corso delle generazioni’’. Quando ricorda che quell’Europa che oggi ci sembra “fredda, astratta, capace solo di imporre sacrifici e rigore’’, era una promessa felice meno di 25 anni fa: ‘’l’eta’ dei nostri figli’’, aggiunge, ed e’ implicito il richiamo a non sfasciare quella che rappresenta la più grande e migliore eredità per le nuove generazioni: una Europa unita. E ancora, quando ribadisce il valore degli immigrati, senza i quali ‘’il paese si fermerebbe’’ e le aziende per prime. O quando sollecita misure contro la povertà, non per semplice ‘’buonismo’’ ma perché, piuttosto, mettere soldi in tasca ai poveri, come e’ noto, aiuta i consumi, la crescita, il Pil.
Sulla crescita Boccia però taglia corto: la ripresa non c’e’, dice, a costo di dare un dispiacere (l’unico) al governo, che ancora ieri si affannava a sostenere che i dati Istat sul crollo della produzione industriale di marzo, alla fine, non sono cosi’ catastrofici. “La nostra economia e’ senza dubbio ripartita- osserva il presidente- ma non e’ in ‘’ripresa. E’ una risalita modesta, deludente, che non ci porterà in tempi brevi ai livelli pre recessione’’. Ma, e qui c’e’ una novità, invece di avviare il solito cahier de doleances, ricorda ai tremila imprenditori che lo ascoltano che la crescita e’ fatta, innanzi tutto, da investimenti. Quindi, ragazzi miei, datevi da fare e aprite la borsa. E anche questa, in Confindustria, e’ una novità.
Nemmeno una parola, infine, sulle divisioni interne alla Confindustria, esplicitate anche ieri nel voto non esaltante dell’assemblea privata che ha ratificato l’elezione del nuovo presidente. La spaccatura con Assolombarda e’ palese, e confermata dallo stesso presidente Gianfelice Rocca, che ha rivendicato il voto ‘’bianco’’ della associazione che dirige. La risposta gli e’ stata data in diretta, ieri, da Boccia, ed e’ stata dura: nessuno si senta l’unico titolato a dare patenti di rinnovamento, ha detto, o rischia di restare isolato. Insomma: la Confindustria siamo noi, se qualcuno si chiama fuori, tanto peggio per lui. Ma oggi no, nemmeno una parola: oggi era il giorno della festa, e le piccole beghe di famiglia e’ meglio restino fuori dalla porta.
Nunzia Penelope