Le risposte del governo sulle pensioni sono “insufficienti” rispetto agli impegni presi lo scorso anno con la “fase 2”. Pertanto, se all’incontro fissato per sabato 18 novembre a Palazzo Chigi resteranno le stesse, “saremo lontani dal poter dire che abbiamo affrontato questo problema” e, a quel punto, la strada della mobilitazione sarà inevitabile. Lo ha ribadito il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, a Radio Anch’io, aggiungendo: “Il presidente del consiglio dia il segno che si stanno facendo cose serie e che vuole aprire una prospettiva di equità”.
La leader della confederazione di corso d’Italia ha ricordato che “mancano risposte su giovani e donne”. Inoltre, invece di affrontare il tema dell’iniquità del meccanismo che lega l’età pensionabile all’aspettativa di vita si determina una “piccola platea” di lavoratori che svolgono attività gravose cui non sarà alzata l’età, che dal 2019 aumenterà a 67 anni. Camusso ha sottolineato che la stima di 60mila lavoratori che rientrerebbero nelle categorie usuranti “non esiste. Se il Governo parla del 10% su una platea di 50mila allora sono 5mila”.
Sulle possibili valutazioni differenti tra i sindacati sulla proposta dell’esecutivo, Camusso si è limitata a dire che “sono due anni che conduciamo una vertenza unitaria” sulla previdenza.
Il numero uno della Cgil ha infine affermato che le risposte che il sindacato sollecita “non si traducono il minuto dopo” in spese per il bilancio dello Stato. “Se non si mette mano oggi – ha concluso – la previdenza per i giovani non ha alcuna prospettiva. Bisogna cominciare a pensarci”.
E.M.