“Giovedì 18 aprile, alle ore 15, saremo presenti alla manifestazione ‘Sale la marea’ organizzata in Campidoglio dalla rete ‘Non Una di Meno’. per una città che non chiude spazi, ma li rivendica”. Così, in una nota, la Cgil di Roma e del Lazio.
“A Roma e nel Lazio – continua la nota – stiamo assistendo a una progressiva contrazione, fisica oltreché culturale, della rete di servizi e di sostegno alle donne. Punti nevralgici come le case rifugio, i consultori, i centri antiviolenza sono carenti, chiusi o non funzionanti. Le storiche difficoltà nell’attuazione di servizi obbligatori come l’interruzione volontaria di gravidanza costringono ancor oggi le donne della regione a concentrarsi nei pochi e ‘resistenti’ presidi del territorio. Le donne, generalmente penalizzate nelle retribuzioni come nell’accesso alle carriere, sono sovraccaricate nella gestione dei tempi di vita e lavoro e pagano l’assenza di adeguati servizi socio-educativi e assistenziali, che le supportino nel lavoro di cura dei propri figli e familiari. È esattamente il contrario di quello che serve per riconnettere il tessuto sociale alle istituzioni e rendere migliore la vita dei cittadini”.
“Come contrastiamo a livello nazionale leggi liberticide e ingiuste, quali il ddl Pillon, e il pericoloso montare di ideologie ‘pro-famiglia’ che nascondono politiche di sistematico arretramento del pubblico e del suo primo compito di tutela e garanzia dei diritti universali, crediamo sia fondamentale che chi governa il territorio lavori insieme alle forze sociali a un piano complessivo di rilancio dei servizi dedicati – aggiunge la Cgil Lazio -. Dalla salute alla prevenzione, dalla tutela giuridica alla protezione in caso di violenza, alla regolamentazione del lavoro, serve una rete unica che connetta i vari soggetti istituzionali e sia aperta alle tante esperienze spontanee di cittadini e associazioni che spesso svolgono un importante e vitale ruolo nel territorio. Per le donne, residenti e straniere, da sempre ci battiamo su tutti i fronti: dal contrasto alla violenza e alle discriminazioni sul posto di lavoro, all’inclusione di norme e istituti contrattuali che consentano un riequilibrio nella gestione dei tempi di vita e lavoro, all’apertura di spazi e servizi pubblici che ne siano, appunto, di supporto e sostegno sia nel vivere quotidiano che in situazioni più critiche e di difficoltà. Dalla salute alla prevenzione, dai centri d’ascolto ai consultori, fino agli asili e alle strutture di cura di anziani e disabili, la funzione fondamentale del pubblico deve essere di guida e stimolo a una cultura diffusa delle politiche di genere, che vada esattamente all’opposto rispetto alle logiche di chiusura, accentramento e arretramento, che non tagli ma apra e sostenga l’associazionismo locale come la spontanea capacità di aggregazione e autodeterminazione delle donne”, conclude.
TN