Secondo quanto rilevato dall’Osservatorio mercato del lavoro della Cna, nel 2016 artigiani e piccole imprese hanno fatto la loro parte sul fronte del lavoro, aumentando l’occupazione del 2,4%. L’incremento risulta identico a quello segnato nel 2015.
L’analisi del Cna è condotta su un campione di 20.500 imprese artigiane, micro e piccole con 125mila dipendenti complessivi.
Rispetto all’anno precedente, nel 2016 le cessazioni si sono ridotte del 7,1%, con un picco positivo del -9,5% tra gli assunti con il contratto a tempo indeterminato. Anche le nuove assunzioni sono diminuite rispetto all’anno precedente, ma del 6,4%, un dato segnato dal forte calo (-43,7%) delle assunzioni a tempo indeterminato. Queste ultime nel 2015 erano state favorite da consistenti sgravi contributivi previdenziali.
Sono cresciute, al contrario, le assunzioni a tempo determinato (+11% contro il +8,3% del 2015), gli apprendisti (+25,7% a fronte del -10,8%), le altre forme (+7,1% rispetto a -25,9%).
La Cna sottolinea che oltre alla eliminazione degli sgravi contributi, un altro fattore ha probabilmente determinato questo ri-orientamento contrattuale delle nuove assunzioni. Artigiani e piccole imprese speravano che la ripresa s’irrobustisse e avevano “scommesso”, quindi, sulla stabilità dell’occupazione. La ripresa, però, è rimasta gracile e gli imprenditori hanno preferito instaurare rapporti meno vincolanti, utilizzando al meglio gli strumenti di flessibilità contrattuale.
In questo scenario è molto importante il contributo di artigiani e piccole imprese all’incremento dell’occupazione, un andamento favorito dalla riscrittura delle regole del lavoro più che dagli incentivi.