Cgil e Uil alzano la voce e sabato 1 aprile hanno preso le piazze di cinque città italiane – Roma, Torino, Napoli, Palermo e Cagliari – con più di 13mila lavoratori del settore edilizio contro il nuovo Codice appalti – o, come è stato ribattezzato, il Codice Salvini. “Siamo qui per combattere una logica sbagliata, sia sugli appalti sia sulle politiche che devono sostenere il rilancio di questo Paese”, afferma il leader della Cgil, Maurizio Landini, dal palco di piazza Don Bosco a Roma. “Questa liberalizzazione degli appalti è una follia sul piano della salute della sicurezza delle persone, perché gli infortuni e i morti sul lavoro avvengono proprio quando parte la logica del subappalto al massimo ribasso. Ed è un grave errore perché in questo modo non solo non si rendono trasparenti i processi”, ma il superamento delle gare è un “modo per favorire la malavita organizzata”.
“Prima di questa follia – ricorda Landini – chi subappaltava doveva garantire di applicare i contratti nazionali di lavoro a chiunque. Oggi questa cosa non c’è più. Sta prevalendo l’idea che il mercato libero senza vincoli è quello che realizza. Si sta tornando indietro e questa logica è contro il lavoro. Nel 2022 sono morte 130 persone nel settore dell’edilizia, e ci sono stati più di 2 mila infortuni. Il 90% di queste cose avviene proprio dove ci sono gli appalti”.
“Tutto questo – ha aggiunto – sta avvenendo senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali”, che con il governo Draghi erano riusciti a ottenere “un vincolo per gli appalti pubblici, in cui non si poteva fare più di un subappalto e in ogni caso dovevi garantire l’applicazione del contratto nazionale. Oggi stiamo tornando indietro. Anziché estendere questa regola al settore privato stiamo liberalizzando il subappalto anche nel settore pubblico”.
“Gli edili hanno sempre chiesto il lavoro, ma il lavoro fatto con dignità e sicurezza, quindi non venisse Salvini a dire che lui vuole lavoro e cantieri e il sindacato no”, tuona il segretario generale della Fillea Cgil, Alessandro Genovesi. “Il futuro del lavoro è nella rigenerazione e nella riqualificazione” ma “servono imprese strutturate di qualità, serve innovazione, ricerca sui materiali. Le case più vecchie – prosegue il segretario generale – sono circa 5 milioni, sono di proprietà di quelli che stanno messi peggio”, dato che di fatto rende il codice “una cosa da ricchi. Ma “noi dobbiamo rendere l’ambiente roba di tutti, a partire da chi sta peggio. Il futuro dell’edilizia è n queste periferie e nel dare una casa sicura a tutti. ”.
“Una buona città cammina sulle gambe di buoni lavoratori e buone lavoratrici. Noi oggi continuiamo un percorso che dovrà vederci ancora più uniti, ancora più forti delle nostre ragioni, forti della nostra coerenza, forti della nostra idea che questo governo se la deve vedere con noi, deve fare la cosa buona, è la cosa buona si chiama buon lavoro”, conclude Genovesi.
E anche se l’assenza della Cisl fa rumore, Landini ribadisce che “stiamo discutendo insieme a Cisl e Uil e credo che nei prossimi giorni, la prossima settimana, prima di Pasqua, saremo nella condizione anche di avviare un percorso di mobilitazione. Il mese di aprile deve essere un mese in cui si attiva” questo percorso, “c’è bisogno di parlare, di discutere, di andare in ogni luogo di lavoro pubblico, privato, piccolo o grande per dire alle persone quello che vogliamo fare per avviare un percorso che indichi anche perché non siamo d’accordo”.
e.m.