In soli cinque anni, dal 2010 al 2015, la tassa sui rifiuti è aumentata del 55%, con un incremento di tre miliardi di euro, dovuto, per circa la metà (1,3 miliardi) all’inefficienza delle amministrazioni locali. E’ quanto emerge da un’indagine di Confocmmercio.
Enormi sono i divari di costo tra territori: la spesa per gestione dei rifiuti, a parità di livelli qualitativi di servizio, manifesta scostamenti anche tra comuni limitrofi, con picchi che sfiorano il 900%. Tra i capoluoghi il più virtuoso, nel periodo di riferimento, è Fermo con un calo del 52% di contro a Brindisi si è registrato l’incremento più significativo pari a +97,5%.
“Da tempo sosteniamo che il livello della pressione fiscale e dei costi sulle imprese, di fatto, impedisce alle nostre imprese di crescere a ritmo sostenuto – commenta il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, aggiungendo -l’esempio della Tari, aumentata di 3 miliardi in cinque anni, dimostra che “le imprese sono penalizzate dai costi dei servizi pubblici che continuano a crescere in modo ingiustificato”.
Dati alla mano Sangalli ha ricordato che “in cinque anni la sola Tari è cresciuta di tre miliardi di euro. Bisogna intervenire con più coraggio sul fronte della spesa pubblica perché le nostre imprese, dal commercio al turismo, non possono più pagare gli sprechi della P.A. che per la Tari sono stimati in 1,3 miliardi di euro”.
Sangalli ha poi puntato il dito contro “le iniquità che il sistema genera”. Per questo, a giudizio del presidente di Confcommercio, “è assolutamente necessario applicare con più rigore il criterio dei fabbisogni e dei costi standard per evitare che le imprese soffrano di carichi fiscali eccessivi e crescenti”.