«Non possiamo che esprimere soddisfazione per l’emanazione del decreto “Cura Italia” che era atteso da giorni e che concede una finestra di respiro alla sanità, alle imprese e ai lavoratori italiani. Sono stati disposti finanziamenti indilazionabili per affrontare nell’immediato il momento dell’emergenza. Lo sforzo è considerevole, ma questi 25 miliardi di euro non basteranno. Serve un impegno finanziario importante da tutti i Paesi europei e serve un coordinamento globale nella definizione di un intervento senza precedenti a favore dell’economia reale», osserva il presidente Federmanager, Stefano Cuzzilla.
«Ci aspettiamo che la riunione dell’Eurogruppo di stasera trovi tutti d’accordo e restituisca un po’ di quella sicurezza che è stata compromessa dalle recenti dichiarazioni della Bce. Ci aspettiamo che si arrivi a condividere un piano di azione economica che individui gli strumenti, anche finanziari, comuni. Molte cose andranno riviste – avverte il presidente Cuzzilla – perché le regole europee che ci siamo dati finora non saranno sufficienti a reagire alla situazione dei prossimi mesi».
«Siamo fiduciosi in ciò che il governo italiano sta dimostrando: un grande senso di responsabilità nel tutelare nell’immediato il sistema sanitario e l’occupazione – continua il presidente -. Speriamo che la nostra esperienza sia presa a modello dall’Europa intera, senza tentennamenti. Solo con un’azione coordinata potremmo rispondere all’andamento dei mercati finanziari che anche oggi ha causato perdite consistenti, dannosissime per un Paese a elevato debito pubblico come il nostro».
Di fronte all’eventualità del varo di un secondo decreto economico ad aprile, il presidente Cuzzilla commenta: «Usciremo da questa crisi, ma non sappiamo quando. La variabile tempo inciderà notevolmente sul tipo di scenario che dovremo affrontare. Oltre l’emergenza, serve un piano di politica industriale per la situazione di crisi. Noi dobbiamo preoccuparci da subito di come ricostruire questo Paese».
«I manager stanno dimostrando una grande capacità di gestione della crisi e sono consapevoli che dovranno cambiare modelli di business, modelli organizzativi e di produzione. Da questo punto di vista – conclude – come organizzazione di rappresentanza, ci mettiamo a disposizione del governo per realizzare la spinta che innesta il vero cambiamento, attuando con nuovi strumenti le politiche economiche ed aziendali che vanno realizzate».
TN