Mentre lo Stato restringe progressivamente il proprio raggio d’azione sulla politiche sociali, dalla sanita’ alla formazione, agli asili, nelle aziende si sta sviluppando un welfare che offre ai lavoratori prestazioni integrative rispetto alle carenze del sistema pubblico. Il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, è convinta che si tratti di uno strumento che sarà elemento centrale del nuovo sistema di relazioni industriali. In una intervista per la newsletter Welfare 4.0′ curata da Askanews, Furlan afferma infatti che “la destinazione di una parte di risorse al welfare può consentire ai lavoratori di acquisire prestazioni e servizi difficilmente ottenibili da parte dei singoli, ottenendo così una serie di vantaggi di maggiore convenienza rispetto a erogazioni salariali gravate di costi fiscali-contributivi; più potere contrattuale in forma aggregata verso i soggetti fornitori di prestazioni; possibilità di maggiore personalizzazione delle prestazioni”.
L`osservatorio sulla contrattazione di secondo livello della Cisl conta a oggi circa 5.000 accordi. Le percentuali passano da un 13% nel 2012 a un 20% nel 2015. “Negli ultimi anni – spiega Furlan – il secondo welfare ha incrementato la sua rilevanza economica, finanziaria e occupazionale, diventando sempre più una realtà che incide direttamente e concretamente sulle condizioni di vita di milioni di cittadini di ogni età. La legge di stabilità 2016 conferma la volontà del Governo di favorire il ricorso al welfare aziendale, o meglio contrattuale, anche nell`ambito dell`erogazione della parte variabile del salario legata alla produttività”.
Il welfare contrattuale non ha solo una valenza sociale, prosegue Furlan, ma “diventa esso stesso un fattore di produttività e di competitività delle imprese. E le misure del Governo per l`agevolazione fiscale dei premi di risultato stabiliti dalla contrattazione danno un segnale di qualità e di innovazione molto importante”. Il sindacato sembra interessato: “Ci stiamo muovendo unitariamente con Cgil e Uil per far evolvere il modello di relazioni industriali in chiave partecipativa e farlo diventare un volano di sviluppo economico e sociale”.
Furlan non teme che lo sviluppo del welfare aziendale possa ampliare le differenze territoriali o incrinare l`universalità di alcuni diritti, in particolare sul delicato terreno della sanità: “Siamo interessati a promuovere il welfare di matrice contrattuale sia nella contrattazione nazionale che in quella di secondo livello – afferma – il welfare contrattuale non può essere mai alternativo o sostitutivo rispetto al sistema pubblico. La natura del welfare contrattuale non può che essere complementare e/o integrativa rispetto alle prestazioni che vanno garantite dallo Stato”.
Sull’ipotesi allo studio del Governo di un’authority per la vigilanza sui fondi della sanità privata, Furlan pensa che “sia utile rapportarsi al welfare integrativo in modo coordinato e integrato, evitando l`eccessivo frazionamento delle iniziative in mancanza di un quadro organico di regole di riferimento e di un’autorità di vigilanza le cui caratteristiche potrebbero utilmente essere mutuate dalla Covip”.