Una misurazione oggettiva della dad, per vedere quali sono le competenze raggiunte con la didattica a distanza che, visto l’andamento del contagio, è una necessità. È questa una delle proposte di Antonello Giannelli, presidente dell’Anp, l’Associazione Nazionale Presidi. Da troppo tempo, spiega Giannelli, la politica si è dimentica della scuola. Più che un approccio quantitativo, con un allungamento, peraltro non fattibile, dell’anno scolastico, ne serve una qualitativo per gestire le criticità
Giannelli molti ragazzi sono nuovamente in dad. Cosa ne pensa della situazione?
La dad, vista l’attuale situazione del contagio, è una necessità. Ora è importante capire, in modo oggettivo, quali siano le lacune della didattica a distanza e dove sia necessario intervenire.
In che modo?
Attraverso le rilevazioni Invalsi che potrebbero essere uno strumento per diagnosticare le competenze sin qui raggiunte. Sappiamo bene come la DDI sia molto più difficoltosa per gli alunni più piccoli. A questo bisogna aggiungere le difficoltà legate alle infrastrutture digitali, che non sono uniformi e allo stesso modo performanti su tutto il territorio nazionale. Su questo fronte la scuola ha fatto molto, fornendo, ad esempio, tablet e pc.
La scuola è una delle prime realtà a risentire maggiormente delle chiusure. C’è un problema nella scuola o manca un’adeguata programmazione politica?
Sono 30 anni che mancano serie politiche per la scuola. La pandemia ha semplicemente acutizzato criticità già presenti. Il nostro paese investe sulla scuola una percentuale di Pil inferiore a quella media europea. L’edilizia scolastica è praticamente ferma e determinate strutture non possono garantire il distanziamento. È mancata in tutto questo tempo la giusta attenzione che la scuola merita, e ora ne paghiamo le conseguenze.
Nell’incontro con il ministro dell’Istruzioni Bianchi, quali punti sono emersi?
Questo è uno dei punti che abbiamo toccato, come la necessità di misurare i reali risultati che sono stati raggiunti in dad. C’è poi il problema del precariato, che potrebbe essere affrontato attribuendo alle singole scuole il potere assunzionale, senza ovviamente negare il ruolo determinante del concorso. Come ho già detto, l’emergenza ci ha fatto capire la necessità di investimenti maggiori e strutturali nel sistema scuola.
Lei aveva anche proposto di non far ricadere sui presidi, che altrimenti sarebbero coinvolti in numerosi procedimenti giudiziari, la responsabilità penale quando ci sono dei contagi. Sono stati fatti passi in avanti?
No, al momento non è stata fatto nulla ma crediamo si debba lavorare in questa direzione. Quello che chiediamo è di depenalizzare le responsabilità lievi dei dirigenti scolastici e, semmai, rafforzare le tutele per chi è vittima di infortunio. La scuola ha dinamiche così complesse che è sbagliato pensare che ogni situazione possa ricadere penalmente sulle spalle dei dirigenti, soprattutto ora.
In fase di consultazione, era filtrata la voce di un prolungamento dell’anno scolastico. Che cosa ne pensa?
L’idea di un prolungamento dell’anno scolastico riguarderebbe una manciata di giorni. Inoltre alle superiore e alle medie ci sogno gli esami conclusivi e non si potrebbe dilatare il calendario, mentre la scuola primaria è stata sempre, almeno finora, in presenza. Più che un approccio quantitativo, serve qualitativo.
Altra questione riguarda il rinnovo del contratto.
Il vecchio contratto è scaduto il 2018, ed è tempo di aprire una nuova stagione contrattuale.
Tommaso Nutarelli