Mesi dietro i famigerati banchi con le rotelle, senza affrontare i veri nodi della scuola, dalla mancanza di personale alla carenza di spazi e aule adeguate. Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl scuola, boccia l’intera linea del governo. I rapporti con la ministra Azzolina sono ai minimi termini. Non c’è dialogo, denuncia Gissi, e non sappiamo i numeri effettivi del contagio nelle scuole.
Gissi, il sindacato parla di scuola al capolinea. La situazione è così grave?
La scuola sta risentendo fortemente della pandemia che stiamo vivendo, che ha amplificato più che mai i problemi cronici e quelli più recenti.
Un contesto dunque sostanzialmente immutato.
Si. Ovviamente la scuola italiana sconta i considerevoli tagli, fatti dopo la crisi del 2009, sia in termini di risorse che di personale. Ci siamo ritrovati con un rapporto insegnanti/studenti elevato, che ha originato le “classi pollaio”, che nell’emergenza pandemica sono quanto di più deleterio ci possa essere per applicare tutte le misure anti contagio. Naturalmente, oltre al personale, mancano spazi e aule. Tutto questo noi lo denunciamo da mesi.
Non bisognava far ricorso a palestre e teatri?
È una narrazione che non corrisponde alla realtà. Alla fine i presidi si sono dovuti arrangiare con gli spazi che avevano. Abbiamo perso interi mesi dietro ai banchi con le rotelle, senza affrontare le vere questioni.
Un altro problema riguarda i precari e il concorso.
Il sindacato aveva proposto di confermare i precari dell’anno scorso anche per quest’anno. Ma non perché noi siamo contro i concorsi, ma perché farlo ora, con queste condizioni, ci sono più rischi che benefici.
C’è anche la questione dei tavoli previsti dal protocollo di sicurezza.
Noi abbiamo più volte sostenuto come convocare i tavoli per il monitoraggio il 30 ottobre fosse troppo tardi, fuori dalla realtà. Il confronto si deve avviare il prima possibile per sapere quale è effettivamente la situazione del contagio all’interno delle scuole.
Non avete accesso ai numeri?
Non ci sono mai stati comunicati dal ministero.
Non è una novità che, molto spesso, le regioni prendano decisioni diverse dalle indicazioni del ministero. Non crede che questo possa generare ulteriore confusione, in un contesto già di per sé complicato, o sovrapposizione?
Sicuramente il rischio di creare ancora più caos, procedendo in ordine sparso sulle decisioni, o una sovrapposizione tra governo e enti locali è molto forte. Tuttavia gli enti locali, comuni e regioni, hanno dimostrato una visione molto più ancorata alla realtà dei problemi, di quanto non ne abbia la ministra.
Non appena sono risaliti i contagi, una delle prime decisioni è stata quella di chiudere le scuole, ricorrendo alla didattica a distanza. Come giudica questa linea?
Pensare di chiudere le scuole e adottare la didattica a distanza, quando il numero dei contagi inizia a preoccupare, è una strada che vede nelle scuole un problema e non una risorsa per tutto il paese. Ovviamente la scuola può diventare un serbatoio di molte incognite perché è un organismo complesso, che coinvolge non solo gli insegnanti e le famiglie, ma anche i trasporti e direi l’intera collettività.
La ministra Azzolina ha accusato il sindacato di sabotaggio, e anche voi avete sottolineato i ritardi dell’esecutivo nell’affrontare tutte le questioni aperte. Che giudizio da al governo?
Il governo ha responsabilità significative nella gestione della scuola. Prima di tutto manca qualsiasi volontà di dialogo con le parti sociali. Il sindacato non hai mai boicottato la ministra Azzolina. Semmai è stata lei che non ha mai dimostrato la voglia di sedersi al tavolo con noi. Si respira proprio la cultura della disintermediazione. Capiamo benissimo che, vista l’emergenza, servono decisioni rapide. Ma questo non vuol dire che il sindacato debba digerire qualsiasi iniziativa dell’esecutivo. Questo cortocircuito nella comunicazione non c’è solo con l’esterno ma anche all’interno dell’esecutivo stesso, tra i ministeri. Guardi le dico solo questo. Ci è appena giunta la comunicazione che i soldi destinati alle regioni e alle scuole per l’assunzione di nuovo personale sono stati bloccati perché il Miur e il ministero del Tesoro hanno fatto male i conti, basandosi sulle tabelle del contratto scaduto.
Tommaso Nutarelli