Un accordo all’insegna della solidarietà. Con questo spirito spiega Giorgio Grandi, responsabile delle relazioni industriali di Barilla, il gruppo, assieme ai sindacati, ha sottoscritto un accordo che prevede l’istituzione di un fondo ore da destinare a quei lavoratori che, durante il lockdown, non hanno potuto far ricorso allo smart working. Per Grandi è ancora difficile dire quale sarà il futuro della nostra economia, ma per ripartire, afferma, serve un lavoro di squadra e una sinergia tra pubblico e privato.
Grandi, come siete giunti all’accordo firmato da poco con i sindacati?
L’intervento è stato strutturato su due diversi accordi. Con il lockdown abbiamo deciso di implementare ulteriormente, presso l’Headquarter di Parma, lo smart working, già attivo nel nostro Gruppo da diversi anni. Bisogna premettere che come Gruppo abbiamo anche deciso di non attivare la cassa integrazione. Gli addetti all’area vendite e alcune persone che lavorano presso l’Headquarter di Parma (principalmente nell’area ricerca e sviluppo), non potendo svolgere, se non in maniera parziale, l’attività in smart working, hanno dovuto attingere alle ferie e alle ore di riduzione orario di lavoro (ROL) individuali per coprire il periodo di mancata attività. Gli stabilimenti, invece, non si sono mai fermati e hanno adottato subito tutte le misure necessarie per garantire la massima sicurezza delle persone, anticipando anche alcune indicazioni di legge che sono successivamente state emanate.
Nello specifico quali sono i contenuti del documento?
La prima parte, sottoscritta con le Segreterie Nazionali di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil, ha previsto l’integrazione da parte dell’Azienda fino al 50% delle ferie e delle ROL utilizzate, attraverso un sistema graduale di intervento, proporzionato ai passivi individuali maturati. Successivamente è stato firmato un accordo con le RSU dell’Headquarter e con le RSU dell’area vendite che prevede la creazione di un fondo ore di solidarietà, con la possibilità offerta a tutto il personale dell’Headquarter e dell’area vendite di donare ore di ROL ai colleghi che avevano maturato un saldo negativo. L’accordo stabilisce inoltre le modalità operative di funzionamento, seguendo uno schema che era stato precedentemente studiato per un’altra finalità.Quello che è emerso, e che ha indirizzato l’accordo, è stato un forte senso di solidarietà tra i lavoratori. La raccolta solidale ha permesso di coprire completamente i saldi negativi.
Lo smart working è un istituto presente nel vostro gruppo fin dal 2013, che si ampliato con il lockdown. I vostri lavoratori come valutano il lavoro agile?
I nostri dipendenti erano già abituati allo smart working che, grazie ad accordi sindacali e regolamenti interni, era già definito nelle modalità di applicazione. La pandemia ha fatto fare un salto significativo, con il superamento temporaneo delle condizioni di utilizzo precedentemente definite. La scelta adottata credo sia stata apprezzata perché ha garantito la continuità nello svolgimento della propria mansione. Dall’inizio di giugno abbiamo previsto un progressivo rientro negli uffici con una serie di soluzioni e adattamenti specifici finalizzati a mantenere la massima sicurezza nell’ambiente di lavoro.
Come è stato il rapporto con i sindacati?
L’Azienda ha sempre avuto buone e costruttive relazioni con le Organizzazioni sindacali, e credo che in questi mesi il rapporto si sia ulteriormente consolidato a livello centrale e a livello locale. In questo senso penso che sia arrivato un segnale positivo ai lavoratori: in un momento così difficile c’è stata molta collaborazione e un’unità di intenti tra le Parti nel cercare le migliori soluzioni possibili per garantire, dal punto di vista organizzativo, la continuità produttiva e la piena sicurezza per le persone.
Cambierà qualcosa nelle relazioni industriali?
Come ho detto abbiamo un modello di relazioni solido e fondato sul continuo dialogo, ma credo che tutte le Parti abbiano avuto la possibilità di apprezzare, anche in prospettiva futura, quanto siano stati importanti, in questo difficile periodo, fattori come il pragmatismo, la rapidità e la flessibilità nell’analizzare la situazione e cercare le soluzioni.
Quali prospettive vede per il rilancio della nostra economia?
Non sappiamo quali saranno gli effetti complessivi della pandemia, ma certamente siamo tutti molto preoccupati per il quadro che emerge dall’analisi di alcuni indicatori economici. In questo senso credo che, in una fase così incerta e difficile, sia fondamentale che tutte le parti in causa, dalle Istituzioni alle Parti Sociali, operino in maniera sinergica e coordinata per preservare e sostenere il tessuto sociale, economico e produttivo del nostro Paese.
Che eredità dobbiamo portarci dietro da questa crisi?
Il periodo vissuto ci ha toccati tutti sul piano personale ed emotivo, ha cambiato radicalmente e in profondità le nostre abitudini, comprese quelle lavorative. Il lockdown ci ha imposto una riorganizzazione del lavoro che riguarderà anche l’immediato futuro: come e quanto è prematuro dirlo, ma a livello aziendale e nel confronto sindacale questi aspetti sono diventati temi prioritari da affrontare.
Tommaso Nutarelli