“Spero che sia il caldo”. Così il segretario della Cgil Maurizio Landini in una intervista alla Stampa commenta la proposta di Confindustria di vietare l`ingresso in azienda ai non vaccinati e di sospenderli dallo stipendio. La proposta era contenuta in una mail interna e doveva rimanere riservata ma ieri è stata rivelata dal quotidiano Il Tempo.
“Un forzatura”, la definisce Landini. “In questo anno di pandemia i lavoratori sono sempre andati in fabbrica in sicurezza. Rispettando i protocolli e le norme di distanziamento.
Non sono le aziende che devono stabilire chi entra e chi esce. Una scelta di questo tipo la può compiere solo il governo. I lavoratori sono stati i primi, durante la pandemia, a chiedere sicurezza arrivando addirittura allo sciopero per ottenerla. Io mi sono vaccinato e sono perché tutti si vaccinino. Ma qui, diciamolo, siamo di fronte a una forzatura. Non va mai dimenticato che i lavoratori sono cittadini e hanno i diritti e i doveri di tutti i cittadini. Confindustria, piuttosto, si preoccupi di far rispettare gli accordi contro i licenziamenti”.
“Siamo di fronte ad aziende che chiudono lo stabilimento italiano e proseguono la produzione altrove. In alcuni casi rifiutandosi, com`è accaduto nei giorni scorsi, di discutere con il governo e le istituzioni”, osserva Landini. Come impedirlo?
“Sottolineando che questi sono atteggiamenti che vanno contro le istituzioni italiane. Alle quali spetta il compito di tutelare il lavoro e il nostro tessuto produttivo. Serve una politica industriale che promuova investimenti in Italia e che faccia tornare qui il lavoro precedentemente delocalizzato”.
“Non è sovranismo. E` mettere al centro il lavoro in Italia. E questo è vero soprattutto oggi, nel cuore di una trasformazione profonda del nostro sistema industriale ed economico.
Ci sono nuovi prodotti per un nuovo modo di vivere. Ad esempio gli autobus elettrici, i treni a idrogeno dovremo comperarli all`estero o potremo produrli noi e venderli anche agli altri Paesi?”, aggiunge il segretario della Cgil che teme un autunno difficile per il lavoro: “Lo sarà se non interverremo presto”.
“Il primo passaggio – spiega Landini – va compiuto subito, prima della fine di luglio. Il governo ci convochi presto al tavolo con le imprese per fare applicare l`accordo contro i licenziamenti.
Ma questo deve essere solo il primo passo. Il vero punto è come governare la riconversione produttiva che cambierà il Paese nei prossimi 5-10 anni. Ci sarà una riconversione in senso ambientale. Sarà profonda e avrà bisogno di un confronto preventivo tra aziende e sindacati sulle scelte strategiche in un quadro di nuove politiche industriali pubbliche”.
“Aziende esindacati si impegnano a consultarsi prima sulle scelte strategiche e a difendere insieme il lavoro e l`occupazione. Una scelta di riconoscimento reciproco”, Landini la chiama “codeterminazione”. Potrebbe aiutare, è convinto, a prevenire il conflitto: “Una possibilità, non un obbligo. Nella codeterminazione non c`è l`obbligo a fare gli accordi, altrimenti non sarebbe una trattativa sindacale ma un arbitrato. È una scelta, quella di investire nella partecipazione negoziata delle lavoratrici e dei lavoratori”.
E.G.