In una lettera sulla piattaforma Typeform i rider scrivono alla politica. Nell’appello i ciclofattorini puntano il dito contro alcune norme presenti nel decreto per la “tutele del lavoro” , in discussione al Senato, che andrebbero, secondo loro, a peggiorare e non migliorare la loro condizione lavorativa.
Una delle novità del decreto è l’introduzione di una retribuzione minima oraria “prevalente” rispetto al cottimo, a patto che venga effettuata almeno una consegna. Una soluzione che tuttavia non soddisfa i rider, che non considerano il cottimo una “parolaccia” dal punto di vista lavorativo.
Così come viene scritta, spiegano i rider, la norma rischia di essere controproducente. Infatti se una retribuzione minima può andar bene nelle fasce orarie con meno lavoro, ma il fatto che tale modalità debba diventare prevalente rischia di inficiare i compensi legati alle consegne, diminuendo, secondo i rider, i loro compensi.
Con l’introduzione minima oraria le piatteforme saranno costrette ad assumere più ciclofattorini, riducendo così il numero degli ordini assegnati.
Secondo punto l’obbligo di assicurazione Inail, un obbligo che per i rider andrebbe a colpire la loro scelta di essere lavoratori autonomi. Infatti il lavoro sulla piattaforma rappresenta solo una parte della vita lavorativa dei ciclofattorini. Il loro timore è che costringere le piattaforme a stringere un’assicurazione presso l’Inail potrebbe avere dei costi aggiuntivi che, direttamente o indirettamente, potrebbero riflettersi negative anche sul loro lavoro.
Le piattaforme infatti già offro dei pacchetti assicurativi, che, affermano i rider, potrebbero essere certamente rivisti e migliorati. La proposta dei rider è di stabilire minimi assicurativi e lasciare alle aziende l libertà di stipulare assicurazioni o con compagnie private o con l’Inail, ma nessun obbligo.
Dunque un decreto che per i rider non tocca quelli che sono i loro reali bisogni.
TN