In agosto, anche le imprese metalmeccaniche, a partire dalle grandi fabbriche, chiudono per le ferie estive. Se non per il mese intero, almeno per qualche settimana. E’ dunque naturale che l’irrisolta vertenza per il rinnovo del principale contratto nazionale della categoria esca, per il prossimo mese, dall’attualità della cronaca. Ma, giunti ormai alla fine di luglio, militanti e dirigenti sindacali hanno già in agenda un appuntamento per i primi di settembre.
A comunicare questo impegno è stato Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, che, in una lettera indirizzata oggi alle strutture dirigenti e ai rappresentanti sindacali aziendali della sua organizzazione, scrive che all’inizio di settembre “riuniremo tutti i delegati di Fim Fiom Uilm” per “effettuare una verifica della trattativa contrattuale” e “delle possibili iniziative” da assumere, oltre le venti ore di sciopero già effettuate tra aprile e luglio.
Insomma, nonostante si sia in estate, l’orizzonte della vertenza per il contratto nazionale dei metalmeccanici appare tutt’altro che sgombro di nubi. E ciò crea un evidente contrasto con il fatto che in altre zone del panorama sindacale il tempo sembra volgere al bello.
Solo negli ultimi giorni, infatti, come puntualmente registrato dal Diario del lavoro, l’attualità sindacale registra una serie di notizie distensive. Giovedì 28 il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha annunciato che il Governo si darà da fare per cercare i “denari” necessari a far crescere le retribuzioni dei pubblici dipendenti, ferme al palo dopo sette anni senza rinnovi contrattuali. Oggi il ministro del Lavoro, Poletti, ha annunciato che, in materia di previdenza, vi sarà una “rilevante” dotazione di risorse volte a consentire l’introduzione di elementi di flessibilità in uscita dal lavoro verso il pensionamento. Sempre oggi, al termine di un incontro con i sindacati atteso da tempo, il presidente della Confindustria, Boccia, ha annunciato che le Confederazioni stanno lavorando per definire una posizione comune in base a cui chiedere al Governo di ridefinire una dotazione di ammortizzatori sociali calibrati per poter affrontare crisi aziendali complesse.
Ma non basta. Nei giorni scorsi Cgil, Cisl e Uil hanno definito un importante accordo su relazioni industriali e sistema contrattuale con la Confapi, mentre sono stati rinnovati vari contratti nazionali di categoria, a partire dal settore chimico.
Insomma, tutto bene, o, quanto meno, tutto un po’ meglio. Tutto, ma non il contratto dei metalmeccanici. Una vertenza, questa, il cui intreccio con la vicenda dei rapporti fra le grandi Confederazioni – Confindustria, da una parte, e Cgil, Cisl, Uil dall’altra – appare sempre più complesso.
A monte, come non ci stanchiamo di ripetere da tempo, c’è il problema dei problemi delle relazioni industriali nel nostro paese. L’accordo sul sistema contrattuale che fu definito dalla Confindustria con Cisl e Uil (ma non con la Cgil) agli inizi del 2009 è scaduto da tempo. Le singole vicende contrattuali di categoria si sviluppano quindi senza potersi appoggiare su un pacchetto di regole condivise. Se le cose vanno comunque, come nel caso del vetro, bene. Se non vanno, come nel caso dei metalmeccanici, tutto si ferma.
A rendere poi le cose più complicate sta il fatto che fra le confederazioni come fra le organizzazioni della maggiore categoria dell’industria si è innescato da tempo una gara intrecciata del tipo che, nel gergo relativo alle corse ciclistiche da velodromo, dette di inseguimento, si chiama surplace. Il più bravo è quel ciclista che, senza mettere piede a terra, riesce a stare fermo con la sua bicicletta in attesa che l’avversario sia costretto a partire per primo. Dopo di che, l’inseguitore è favorito per la vittoria.
Ebbene, anche qui la situazione è un po’ questa. Non si può definire un nuovo accordo interconfederale sul sistema contrattuale, finché non sarà rinnovato il contratto dei metalmeccanici. Ma non si riesce a rinnovare il contratto del metalmeccanici, perché non c’è una cornice di regole condivisa dalle parti sociali. Risultato? Almeno in apparenza, una paralisi sia dell’una che dell’altra vicenda.
Quali segni si possono cogliere per confermare o smentire questa ipotesi interpretativa? Dal lato della categoria, il fatto principale della settimana non ha praticamente dato luogo a notizia. Mercoledì 27 le segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm si sono riunite per decidere come proseguire la loro azione dopo che, con la giornata di venerdì 29, si sarebbero esaurite le iniziative provinciali di sciopero che si sono susseguite lungo tutto il mese di luglio. A quanto Il Diario del lavoro ha appreso, sono emerse due linee. Da un lato la Fiom, che ritiene sia a questo punto necessario generalizzare le iniziative di lotta, puntando a mettere in piedi uno sciopero generale. Dall’altro la Fim, che ritiene questa eventuale scelta del tutto prematura e punta piuttosto su un rilancio dell’iniziativa negoziale. Da questo punto di vista, non deve essere del tutto un caso se l’annuncio della probabile riunione nazionale, a settembre, dei delegati di Fim, Fiom e Uilm sia stata data dal segretario della terza organizzazione, e cioè la Uilm-Uil.
Dal lato delle Confederazioni, si può osservare che, da quando è salito al vertice di Confindustria, Boccia ha detto più volte che il metodo che intende seguire per il negoziato con le confederazioni sindacali è di anteporre i problemi su cui è più semplice trovare una sintesi unitaria. E, a quanto si comprende, è appunto questo ciò che è accaduto oggi nel corso dell’incontro che la stessa Confindustria ha avuto, a Roma, con Cgil, Cisl e Uil, e in cui ha fatto progressi la definizione di una posizione comune sul tema delle crisi aziendali e del modo in cui affrontare i loro risvolti occupazionali.
Intanto, dopo l’intesa sul sistema contrattuale sopra ricordata, ovvero dopo l’accordo raggiunto nei giorni scorsi da Cgil, Cisl, Uil con la Confapi, voci diffuse descrivono come più che possibile la definizione, nella prima settimana di agosto, di un’altra similare intesa con la Confcommercio.
Morale della favola. Ai primi di settembre, mentre procederanno i negoziati col Governo su Pubblico impiego e pensioni, sarà sempre più evidente che il problema irrisolto del panorama sindacale italiano è quello del rapporto fra sistema contrattuale e contratto dei metalmeccanici.
Pare che nel Governo stia maturando la convinzione che più si tiene lontano da questo tavolo, e meglio è. A quel punto non è impossibile che le Confederazioni, Confindustria compresa, concordino sul fatto che la definizione di un’intesa relativa al contratto dei metalmeccanici diventi, per loro stesse, una priorità.