Sconfitta sonora per il Partito democratico ai ballottaggi. A Roma, la grillina Virginia Raggi ‘’doppia’’ i voti di Roberto Giachetti, candidato del Pd. A Torino, la giovanissima Chiara Appendino, anche lei Movimento 5 Stelle, batte addirittura una ‘colonna’ del partito come Piero Fassino, sindaco uscente. Resiste soltanto Milano, dove Giuseppe Sala, candidato ‘’renziano’’ per eccellenza (lo ha scelto e fortemente voluto il premier, anche se poi e’ stato incoronato dalle primarie) batte per appena tre punti il candidato-sorpresa del centro destra Stefano Parisi.
Nelle altre citta’ non e’ andata meglio. Il Pd ha perso anche Trieste e Pordenone, nella regione Friuli Venezia Giulia, pur governata da Debora Serracchiani, vicesegretaria del partito di Matteo Renzi. Su venti ballottaggi in cui era opposto al M5S, il Pd ne ha persi ben 19. Segno di una disaffezione degli elettori? Non cosi’, per Matteo Renzi, che in una breve conferenza stampa a Palazzo Chigi, questo pomeriggio, ha affermato: ‘’la straordinaria affermazione dei 5 stelle non e’ un voto di protesta, ma un desiderio di cambiamento da parte dei cittadini’’.
Se le due cose siano in contraddizione, o piuttosto si sovrappongano, lo dira’ solo una analisi piu’ accurata del voto, nei prossimi giorni. Intanto, per il Pd si profila comunque una resa dei conti interna: la direzione e’ stata gia’ fissata per il 24 giugno, venerdi, cioe’ il giorno dopo dopo il referendum convocato nel Regno Unito per decidere se restare o lasciare l’Europa. E qualcuno, malignamente, osserva che dopo ‘’Brexit’’ si potrebbe rischiare anche una ‘’Renxit’’.