La realizzazione di progetti internazionali di ricerca è di assoluta importanza per il Sindacato confederale e per la Cisl in particolare, che da sempre ha una vocazione europeista e globale. Non si tratta di un mero esercizio accademico; al contrario, rappresenta un’opportunità di verifica su come, dalle analisi e dagli approfondimenti anche comparati, possano scaturire linee non solo di riflessione, ma anche di azione organizzativa e strategica. Ne è un esempio il progetto “BreakBack” che, come ha giustamente ricordato Luigi Sbarra, ha tracciato linee importanti non solo sul presente, ma anche sul futuro della rappresentanza del mondo del lavoro, in Italia e in Europa.
Quando, ormai oltre tre anni fa, abbiamo deciso di realizzare questo progetto, insieme ad un ampio partenariato sindacale, ci siamo posti alcune domande di fondo che, a causa della pandemia, hanno acquistato ulteriore urgenza e attualità. Ci siamo chiesti come cambino, in tempi di crescente individualismo e frammentazione sociale, i processi di adesione e partecipazione attiva nel sindacato. E, allo stesso tempo, di quanto incida sull’esercizio della rappresentanza la realizzazione e la promozione di servizi individuali.
In questa riflessione abbiamo voluto coinvolgere i sindacati comunitari protagonisti di esperienze di frontiera, sia sul fronte della sindacalizzazione e della tutela contrattuale, sia su quello della erogazione di servizi innovativi. L’intento della ricerca, ben colto dai numerosi interventi apparsi su Il Diario del Lavoro, è stato ricostruire come possa essere mantenuta e rilanciata, in qusta epoca di grandi transizioni, una positiva, utile e inclusiva dimensione collettiva e associativa, nel rispondere ai bisogni concreti delle persone. Dimensione che parte proprio dalle necessità individuali delle lavoratrici e dei lavoratori e li associa nel sindacato, anche in forme rinnovate rispetto a quelle che fino ad oggi abbiamo conosciuto.
Si tratta di un’esperienza e di un approccio che la Cisl ha portato avanti in forma strutturata fin dalla fine degli anni Novanta con la costituzione di Alai, che tutelava lavoratori somministrati e atipici, e che ora si è trasformata nella Felsa, federazione che rappresenta anche il mondo del lavoro autonomo, comprese le partite Iva, organizzate specificamente dalla nostra ancor più recente associazione “vIVAce!”.
Conoscere esperienze simili, in altri contesti europei, è stata una grande e opportuna fonte di arricchimento e apprendimento reciproco. Nel progetto sono state analizzate esperienze particolarmente avanzate relative al coinvolgimento dei lavoratori di difficile sindacalizzazione. Ambiti che Papa Francesco definisce spesso come le “periferie del lavoro”: siano essi lavoratori delle piattaforme, disoccupati in cerca di reimpiego, persone impegnate tra lavoro dipendente e autonomo, giovani da poco usciti dai percorsi di istruzione e formazione, soci-lavoratori di cooperative in settori innovativi. Né ci siamo limitati a questo: abbiamo infatti affrontato anche l’ambito del coinvolgimento associativo e della valorizzazione dei quadri e delle alte professionalità: un’area particolarmente colpita e messa in discussione dalla crisi oltre che dalla digitalizzazione dei processi produttivi.
Priorità dominante dell’intera ricerca è stata uscire da una comfort-zone che rischia, nel tempo, di tenere fuori tante persone dalle relazioni industriali, e più in generale dalla partecipazione alle dinamiche economiche e sociali.
Ma che cosa ci ha insegnato, alla vigilia del nostro Congresso Nazionale Confederale, il progetto Breakback? L’aspetto da sottolineare è la funzione di ponte che nuovi servizi, bilateralità e contrattazione innovativa riescono ad assolvere tra tutele individuali e organizzazione collettiva, tra l’io e il noi, tra la persona e l’associazione. Una intersezione che per la Cisl costituisce un aspetto fondativo.
Nel confine che separa queste dimensioni, ci sono servizi che abbiamo opportunamente definito “collettivizzanti”, perché non si fermano a dare risposte puntuali, ma traghettano le persone in un percorso di comunità, di confronto e organizzazione. Esperienze di avanguardia, che tuttavia si collocano nelle nostre radici mutualistiche e incrociano spesso anche nuovi percorsi di welfare oltre che di contrattazione, non solo aziendale, ma soprattutto territoriale e che spesso si alimentano anche attraverso il rapporto con la cittadinanza e il tessuto produttivo locale. “Buone pratiche” nelle quali l’erogazione di un servizio individuale, sia esso – ad esempio – uno spazio di lavoro condiviso per lavoratori autonomi o l’attivazione di uno sportello sindacale per la formazione e il reimpiego, rappresenta un duplice passo: da un lato la risposta appropriata all’esigenza del singolo, dall’altro la possibilità di poter allacciare relazioni tra sindacato e lavoratori e tra gli stessi lavoratori.
Questi percorsi favoriscono la crescita associativa e la partecipazione delle persone, in particolare di coloro che stanno affrontando un momento di difficoltà, di bisogno o anche solo di mero cambiamento e transizione. Consapevoli dei nostri valori e delle nostre idee-forza, sappiamo bene che, in un contesto di turbinoso cambiamento fortemente parcellizzato, tutto il sindacalismo, al di fuori di connotati ideologici, deve saper evolvere e fornire una pluralità coerente di risposte sia alle singole persone che a livello collettivo e comunitario. Nell’economia dell’interdipendenza, pur nella complessità dell’attuale situazione geopolitica ed economica, gli strumenti, le ricerche e le politiche organizzative che la Cisl promuove e su cui investe sono, proprio per questo, volti a rinnovare e rendere sempre più efficace, nel presente e nel futuro, la nostra azione in un orizzonte territoriale e nazionale, ma anche in una dimensione inevitabilmente europea e globale.
Daniela Fumarola, segretaria organizzativa nazionale Cisl