• Today is: martedì, Marzo 28, 2023

Istat, le imprese recuperano solidità dopo l’emergenza Covid

redazione
Febbraio04/ 2022

A fine 2021 il sistema delle imprese recupera solidità. Oltre l`80% delle aziende, che rappresentano più del 90% del valore aggiunto, prevedono di trovarsi in una situazione di completa (41,3%) o parziale (39,5%) solidità entro la prima metà del 2022. Poco più del 3% si giudica invece gravemente a rischio. Il risultato segna un notevole miglioramento rispetto alla fine del 2020, quando più di un`impresa su tre manifestava criticità tali da comprometterne l`attività. E’ la fotografia scattata dall’Istat nel report ‘Situazione e prospettive delle imprese dopo l`emergenza sanitaria Covid-19’.

Il 9,4% delle imprese ha aumentato il personale nella seconda metà del 2021 mentre un altro 12,1% sta assumendo. Ma tra queste quasi i due terzi segnalano difficoltà a reperire le competenze necessarie. Il 60,6% delle aziende vuole privilegiare gli investimenti in capitale umano.

Per quasi un quarto delle imprese i fattori di rischio per la crescita sono l`indebolimento della domanda e gli ostacoli nell`acquisire gli input produttivi.

A fine 2021, e con riferimento al primo semestre del 2022, il 19,2% delle imprese (circa 184mila) si definisce a parziale o grave rischio operativo. Tale condizione riguarda il 10,5% dell`occupazione (poco meno di 1,4 milioni di addetti) e il 7,9% del valore aggiunto del sistema produttivo.

Nel complesso, si considerano in una situazione di totale (41,3%) o parziale (39,5%) solidità più di otto imprese su dieci, rappresentative di quasi il 90% dell`occupazione e di una quota ancora superiore del valore aggiunto.

La condizione di solidità/rischio è caratterizzata da una spiccata componente dimensionale. Nelle imprese di medie e grandi dimensioni una totale o parziale solidità caratterizza oltre nove unità produttive su dieci, percentuale che si riduce a poco meno dell`80% nelle micro-imprese. Tuttavia, anche in quest`ultimo segmento, la quota di imprese a forte o parziale rischio è inferiore a quella dell`anno precedente: il 21,3% (poco meno di 160mila imprese, circa 695mila addetti), contro il 34,3% di fine 2020.

Un rischio operativo forte o parziale emerge anche per una quota non trascurabile di imprese medie e grandi (rispettivamente il 7,3% e il 5,4%): nell`insieme, queste occupano il 2,2% della forza lavoro e generano il 3% del valore aggiunto del sistema produttivo.

In tutti i settori, tranne il terziario non commerciale, la quota di imprese solide è di poco inferiore all`85% (con un`incidenza di oltre il 90% in termini di occupazione e di valore aggiunto).

La condizione di rischio (forte o parziale) si associa a circa 30mila imprese dell`industria in senso stretto (il 15,9% del comparto), a poco più di 17mila nelle costruzioni (16,2%) e a circa 36mila attività commerciali (15,6%). Una maggiore fragilità caratterizza anche i comparti degli altri servizi (23,1%, poco più di 100mila).

In questo contesto, le più colpite sono le attività che hanno anche risentito di più delle misure di contenimento del contagio: si considera a rischio il 31,5% delle imprese dell`alloggio e ristorazione (47mila) e il 37,4% nella cultura e dell`intrattenimento (poco meno di 5mila).

Pur in un contesto di recupero di solidità del sistema produttivo, circa un terzo delle imprese (circa 2,5 milioni di addetti, il 17,8% del valore aggiunto) non prevede di risalire nel primo semestre del 2022 alla capacità produttiva del periodo pre-pandemia mentre meno di una su dieci (2,3 milioni di addetti, il 19,6% del valore aggiunto) prevede di superarla.

La tendenza alla stagnazione del potenziale produttivo è particolarmente spiccata per le imprese a rischio: solo l`1,5% di queste prevede una capacità produttiva in aumento contro un 71,2% che la vede ridotta. La tendenza negativa caratterizza anche il 20% delle imprese più solide mentre solo il 10,2% prefigura un aumento. La riduzione della capacità produttiva è prevista dal 32,3% delle micro-imprese e dal 22% delle piccole; in termini settoriali, dal 29,7% delle imprese del commercio, 34,9% degli altri servizi, 46,7% di alloggio e ristorazione, 50,1% di intrattenimento e cultura e 38,7% negli altri servizi alla persona.

tn

redazione