Giornata conclusiva per la manifestazione Fondata sul Lavoro, organizzata da Comune di Milano e Il Diario del Lavoro e che per 3 giorni ha visto protagonisti del mondo dell’economia, dei sindacati, degli imprenditori, confrontarsi su tematiche come lavoro e legalità, lavoro e precarietà, lavoro e sviluppo.Oggi al dibattito “Le vie del futuro non sono finite: proposte per crescere”, economisti e imprese hanno presentato e discusso proposte per uscire dalla crisi e far ripartire con più slancio il Paese.
E’ un messaggio positivo quello del presidente di Brembo, Alberto Bombassei durante il suo intervento: “non condivido l’idea che siamo nell’abisso, come ha scritto il centro studi di Confindustria, perché questi toni drammatici non aiutano a ripartire. È come se Prandelli avesse detto ragazzi, tanto perdiamo”. “Credete che sarebbero entrati in campo per giocare come hanno giocato?” ha affermato l’ex vicepresidente di Confindustria. “Serve una nuova cultura di cos’è il lavoro, capire che attraverso il lavoro possiamo mantenere la libertà. E abbiamo il dovere morale di dare ai giovani una qualità di vita migliore della nostra, noi non vorremmo avere la responsabilità di essere la prima generazione che dà alla successiva una vita peggiore”. Bombassei ha detto di aver apprezzato il coraggio del governo sulla riforma delle pensioni, ma ha espresso critiche sulla riforma del lavoro appena approvata in Parlamento, perché delude tutte le parti sociali. Infine ha citato il caso Fiat parlando di nuovo modo di vedere il lavoro: “Lo sciopero di ieri della Fiom durante la partita nello stabilimento in Val di Sangro è un modello di sindacalismo passato. Anche sulla questione della causa dei lavoratori Cgil: se Marchionne deciderà di investire in un altro paese, Landini potrà mettersi una medaglia? Noi dovremmo mettere un tappeto rosso all’ad di Fiat perché possa creare nuovi posti di lavoro in Italia e dargli le condizioni per farlo”.
“Il posto di lavoro che”non può più essere un diritto garantito dallo Stato” è stato al centro del discorso dell’ l’amministratore delegato di Autostrade, Giovanni Castellucci.
“ino a oggi si pensava che il posto di lavoro fosse un diritto dato dallo Stato, che lo Stato garantisse che gli oneri fossero scaricati sulle generazioni future. Ne sono un esempio le pensioni a 55 anni o i posti assicurati senza che ci fosse efficienza. Ora parlare di diritto al posto di lavoro crea discriminazione tra chi è dentro e chi è fuori. Dovremmo recuperare la nostalgia del fare e smettere di pensare solo a scaricare le colpe”. ’Italia è una repubblica fondata sulla tassazione del lavoro – ha detto – ma è tra i più bassi nella tassazione della ricchezza. Servono meno tasse sul lavoro, una migliore formazione e non credo che le riforme dell’università ultimi anni siano state buone, perché non hanno reso l’università uno strumento di selezione della classe dirigente – e la riduzione del peso dello Stato”.
Alessandra Perrazzelli, presidente di Valore D, giudica ottima la legge su quote rosa. “Viviamo in una bolla culturale – ha detto – tanti uomini più grandi di me pensano che dalla crisi usciremo e torneremo agli anni 80, con le stesse imprese, le stesse governance, lo stesso rapporto col territorio. Dovremmo invece capire che la crisi sta preparando un cambiamento, a partire dai giovani immigrati fino alle donne geniali che escono dall’università”. Secondo Perrazzelli, il futuro dell’economia italiana sarà sempre più rosa: “Le donne giovani trovano poche difficoltà a entrare nel mondo del lavoro, ma fanno fatica ad emergere. Succede perché dalla meritocrazia si passa alla cooptazione, in cui il capo, uomo, sceglie il suo pupillo, uomo, per dargli il suo posto. Ho apprezzato la legge sulle quote perché aprirà una luce proprio sulla trasparenza, per dire che non vale conoscere qualcuno, bensì portare bene a compimento il proprio lavoro, cosa che le donne sanno fare. Manca ora il decreto attuativo che sta tardando però ad arrivare”.
Della capacità di produrre lavoro durante la crisi ha parlato Giuliano Poletti, presidente di LegaCoop.
“Le coop italiane – ha detto – dal 2007 al 2011 hanno aumentato del 14% i loro occupati”. “È un segnale che il protagonismo sociale funziona – ha aggiunto Poletti – Questa società è ingiusta perché il 10% della popolazione prende il 90% del reddito, e questa ingiustizia dobbiamo colpirla, ma ha anche tante esperienze positive da valorizzare”. “Non possiamo prendere solo i vincitori, se l’industria esporta ma il paese non cresce si crea una discrepanza pericolosa”, ha sostenuto Patrizio Bianchi, economista e assessore alla scuola della regione Emilia Romagna, “puntiamo sulla formazione, perché solo con maggiori competenze si può fare il salto di qualità”. Stesso tema toccato da don Walter Magnoni, responsabile della pastorale del lavoro di Milano” anche la diocesi ha deciso di portare il Fondo Famiglia Lavoro a una fase due. Credevamo che la crisi durasse meno e abbiamo puntato a ad aiutare le famiglie, ma è stato solo un tamponamento. Ora guardiamo a percorsi di formazione mirata al reinserimento delle persone nel mondo del lavoro”.
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