Ansaldo Energia potrà svilupparsi e crescere solo all’interno di un grande gruppo internazionale. Lo ha detto il presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, nel corso di un’audizione in Senato durante la quale il manager ha spiegato che con le cessioni di Ansaldo Energia e Ansaldo Sts non ci sarà perdita di posti di lavoro né di tecnologia.
“Questa operazione, come quella di Sts, – ha detto – non prevedono nel nostro modo di comportarci né riduzione di posti di lavoro, al contrario, né perdita di tecnologia, al contrario”.
“Nell’energia – ha poi affermato – parliamo essenzialmente di dimensioni. Il settore sta andando bene e dà risultati. Ma tra 4-5 anni le risorse per supportare lo sviluppo e nuovi progetti non ci sono. Tutti sappiamo che le dimensioni sono uno dei parametri per andare sul mercato”. “Riteniamo – ha aggiunto – che Ansaldo Energia deve trovare una corretta collocazione in un grande gruppo industriale internazionale che le consenta di svilupparsi ulteriormente e di sviluppare tecnologia”. Nel corso del suo intervento Orsi ha voluto sottolineare che “la cessione delle attività non-core non è per fare cassa ma la cassa è una conseguenza. Il motivo di partenza è di tipo strategico”.
Secondo Orsi, “il problema non è di chi è la proprietà ma di garantire che il trasferimento di proprietà non comporti perdita di posti di lavoro, di tecnologia, del radicamento sul territorio e che la cosiddetta ‘supply chain’ non ne soffra. Sono tutti elementi che noi mettiamo nelle trattative allo stesso livello di importanza del prezzo”.
Parlando più in generale dei due settori candidati ad essere ceduti, cioè energia e trasporti, Orsi ha ribadito che le strategie di Finmeccanica e del paese, “non necessariamente sono le stesse: oggi la società non ha le risorse e non ha una visione o una capacità strategica di supportare lo sviluppo in questi settori. Siamo presenti su automatismi e ferrovie. Su primi siamo leader mondiali mentre abbiamo perso capacità industriale sui secondi. Siamo estremamente piccoli e quando ci incrociamo con Siemens, Alstom e Bombardier difficilmente riusciamo a vincere”.
Il manager ha quindi lamentato l”assenza del sistema paese’, che, ha detto, “avrebbe potuto fare di meglio” specie nel settore ferroviario in modo di “discutere e prevedere” le richieste e le necessità delle ferrovie italiane”. (LF)
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