Un Natale dimesso causa covid, con la spesa che scende dagli 81 miliardi del 2019 ai 73 di quest’anno, e la percentuale di coloro che faranno i regali che dall’87% passa al 74%. È questa l’analisi di Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommercio. Per uscire dalla crisi che ha investito economia e lavoro, spiega Prampolini, le risorse europee e a deficit devono essere impiegate per riforme a lungo termine, abbandonando la logica dei sussidi a pioggia. La numero due di Confcommercio non condivide alcune scelte politiche, come il non ricorso al Mes, e invita l’esecutivo a un dialogo costante e non sporadico con le opposizioni sul Recovery Plan.
Prampolini come sarà il Natale 2020 sul versante dei consumi?
A dicembre i consumi hanno registrato un calo del 12%. La spesa è passata dagli 81 miliardi del 2019 ai 73 di quest’anno. La percentuale di coloro che faranno i regali è scesa dall’87% al 74%, e la spesa media ha segnato una flessione da 170 euro a 164. Sarà dunque un Natale anomalo, anche per via delle limitazioni.
Un annus horribilis per tutta l’economia.
Assolutamente sì. Il 2020 si chiuderà con pensati perdite per quasi tutti i settori. Solamente il comparto alimentare, della telefonia e dell’informatica stanno tenendo botta alla pandemia. Stimiamo una perdita del Pil di oltre nove punti percentuali e un calo, complessivo, dei consumi, di oltre 100 miliardi.
Come ridare ossigeno ai consumi?
Quello che abbiamo notato è che sta crescendo la propensione al risparmio e, in contemporanea, sta calando quella relativa alla spessa. Un primo passo molto importante sarebbe quello di ridare nuovamente fiducia ai consumatori, partendo da una migliore comunicazione. In diverse occasione il governo non è stato in grado di dare indicazioni chiare e precise, sia che si tratti delle norme presenti nei vari Dpcm sia sulla strada futura da dare al paese. Questo genera smarrimento e preoccupazione.
Sul fronte del mercato del lavoro gli ultimi dati dell’Istat certificano una situazione preoccupante. Come uscirne?
Sappiamo che il prossimo 31 marzo cesseranno gli ammortizzatori per covid e terminerà il blocco dei licenziamenti. Per quella data dobbiamo essere pronti. O troviamo altri soldi per finanziare gli ammortizzatori sociali, che devono essere per tutti, anche le partite Iva, oppure dobbiamo mettere le imprese nella condizione di sostenere l’occupazione e, dove non sarà possibile, approntare un robusto programma di politiche attive, che attraverso la formazione e la riqualificazione dia la possibilità ai lavoratori di trovare un nuovo impiego. Quello che noi chiediamo è che i soldi del Recovery Fund e quelli a deficit non siano sprecati in sussidi a pioggia, e che si misurino gli effetti delle riforme che si vogliono fare. Per capirci dobbiamo evitare un altro reddito di cittadinanza, che non ha dato minimamente i risultati attesi. Nel corso delle varie audizioni che si sono tenute in queste settimane abbiamo proposto delle misure per uscire da questa situazione.
Quali?
Partiamo dai ristori. Come prima cosa devono essere più corposi e pensati come se tutta Italia fosse zona rossa, in una logica universalistica. Inoltre assistiamo a situazioni paradossali per cui i ristoranti ricevono gli aiuti, mentre i fornitori e i grossisti no. Va, inoltre, superata la logica dei codici ATECO. Sono troppi e molto spesso non corrispondono alla reale attività svolta dall’impresa. C’è poi tutto il capitolo credito e tasse.
Che cosa andrebbe rivisto?
La banche stanno nuovamente mettendo i remi in barca. Occorrono garanzie statali e un sistema burocratico di richiesta e accesso ai prestiti più snello e semplice. La moneta elettronica è sicuramente una cosa positiva, ma vanno assolutamente tagliati i costi ai carico delle imprese. C’è poi la questione della web tax. Per essere veramente efficace va orchestrata al livello europeo, trovando un modo per tassare le effettive vendite effettuate nei vari paesi, applicando le aliquote statali e non limitandosi a una minima tassazione della parte logistica. Per i settori che hanno risentito maggiormente della pandemia, come il turismo, chiediamo l’esenzione dell’Imu, una tax credit sulla locazione e l’estensione del superbonus del 110%.
Si sta discutendo della legge di Bilancio e sul Recovery Fund. Come sta procedendo il dialogo con il governo?
Guardi il dialogo con il governo c’è, anche se, ancora, siamo su un piano interlocutorio. Più avanti penso che entreremo nel merito delle questioni. Come le ho detto la confusione in questo momento all’interno della maggioranza non aiuta. Non condividiamo alcune scelte politiche, come il non ricorrere al Mes – indispensabile per il sistema sanitario e anche, di conseguenza, per l’economia – e anche di metodo, come il mancato dialogo con le opposizioni sul Recovery Fund. Sappiamo che non è una cosa facile, ma qui si sta riscrivendo il futuro del paese, e un confronto costante e non sporadico crediamo che sia necessario.
Tommaso Nutarelli