Un discorso più politico che tecnico, ancorato alla realtà. È questo il giudizio di Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommercio. Tra le priorità discusse con il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, blocco dei licenziamenti e proroga della cassa covid. Per un vero cambio di passo, osserva Prampolini, basta sussidi a poggia, ma investimenti seri sul lavoro.
Prampolini qual è il suo giudizio sul discorso di Draghi?
Quello di Draghi è stato un discorso di alto profilo, estremamente apprezzato e ancorato alla realtà. Un discorso più politico che tecnico, nel quale ci sono stati passaggi di grande rilievo, come quello della parità di genere, basata sul merito e non semplicemente sulle quote rosa. Le aspettative sono molte per un vero cambio di passo, vediamo se la squadra scelta da Draghi riuscirà a esserne all’altezza.
Nel colloquio con il ministro del Lavoro Andrea Orlando che cosa è emerso?
Il colloquio con il ministro Orlando è servito, prima di tutto, a riprendere le fila del lavoro portato avanti dalla ex ministra Catalfo. La scelta di Orlando di convocare solo una decina di associazioni di rappresentanza datoriali è ampiamente condivisibile. È giusto ascoltare tutti, ma credo che vada data priorità a chi ha maggiore rappresentatività. Oltre a questo, abbiamo presentato quelle che a nostro avviso sono le priorità da affrontare.
Da dove si deve partire?
La situazione impone un prolungamento del blocco dei licenziamenti, altrimenti ci troveremo davanti a una bomba sociale difficilmente gestibile. Accanto a questo bisogna inserire nel Dl Ristori 5 una proroga della cassa integrazione covid. Solo così è possibile tamponare l’emergenza. Devono, inoltre, essere mantenute le indennità già riconosciute ai lavoratori stagionali, professionisti, dello sport e dello spettacolo come pure la proroga del DURC.
Per il futuro su cosa di dovrà mettere mano?
In prospettiva si dovrà affrontare una serie riforma degli ammortizzatori sociali, ma crediamo che debba essere fatta una volta passata la fase più acuta, e non ora. Dobbiamo ripensare il sistema di protezione in chiave universalista, per tutelare ogni tipologia di lavoro. Ma questo non vuol dire dotarsi di un unico strumento. Ogni settore occupazionale è diverso, ogni ammortizzatore ha un costo diverso. Siamo disponibili ad ampliare la base delle imprese per finanziare le protezioni sociali, ma riducendo il costo del lavoro.
Altro punto cruciale sono le politiche attive.
In questo paese sono mancate totalmente le politiche attive, e il grosso limite del reddito di cittadinanza è stato quello di essere rimasto una misura unicamente assistenziale. Comprendiamo, vista l’emergenza, la necessità di uno strumento simile, anche se abbiamo sempre sostenuto che questi denari si sarebbero dovuti usare per ridurre il costo del lavoro, ma è indispensabile ancorarlo alle politiche attive.
In che condizione si trovano i settori rappresentati da Confcommercio?
Tragica. Più di 300mila imprese e 200mila lavoratori autonomi potrebbero scomparire per il crollo dei consumi.
Prima parlava di un cambio di passo. Cosa serve per farlo?
Servono investimenti sul lavoro, una riforma del fisco, basta sussidi a pioggia. Con questa logica dovranno essere usate le risorse del Recovery Plan.
Tommaso Nutarelli