Il 5 febbraio è stato aperto il primo tavolo di confronto tra l’ad di Poste Italiane Sarmi e i sindacati, per discutere il piano di privatizzazione. In base al decreto del governo, il ricavato della cessione del 40% delle quote azionarie, ossia tra i 4 e i 5 miliardi di euro, verrà impiegato per la riduzione del debito pubblico. Verranno vendute quote non di controllo di una società che è di proprietà del Tesoro. Una parte andrà agli investitori istituzionali, una parte ai dipendenti e un’altra parte a investitori privati. Durante l’incontro con l’amministratore delegato Massimo Sarmi, i sindacati hanno chiesto informazioni sulla “partecipazione di Poste in Alitalia e la privatizzazione”. Lo ha spiegato ai mi crofoni di Radio Articolo1 Alessandro Chiavelli, coordinatore nazionale Slc Cgil. “Le risposte ci sono state, prosegue Chiavelli, anche se ovviamente parziali. Speravamo almeno qualche dettaglio in più sui 75 milioni di euro di investimento in Alitalia, e altre informazioni rigurdanti la privatizzazione”.
“Per Alitalia, spiega il sindacalista, abbiamo espresso un giudizio positivo. Riteniamo che l’aiuto fosse indispensabile. Volevamo capire il piano di impresa, cioè il piano che Poste italiane ha sviluppato rispetto a questo investimento e le risposte dell’amministratore non ci hanno convinto, abbiamo considerato questo piano strutturato in maniera imprecisa e non abbiamo potuto esprimere un giudizio positivo nel suo insieme”. Riguardo la privatizzazione, i sindacati hanno rinnovato la loro preoccupazione sul fatto che il 40%, indicato inizialmente come limite massimo di partecipazione privata all’azienda, sia poi diventato “in corso d’opera” una percentuale di partenza, una prima tranche, come spiegato dal ministro dell’Economia Saccomanni. “E questo, sottolinea Chiavelli, cambia completamente lo scenario della situazione, perché per noi il fatto che la quota maggioritaria rimanga in capo al ministero del Tesoro è elemento determinante. Le dichiarazioni di Saccomanni ci fanno presagire che Poste italiane potrebbe percorrere la strada di Telecom, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti”.“Abbiamo anche voluto capire meglio, puntualizza Chiavelli, cosa significa la partecipazione dei lavoratori. Noi siamo assolutamente contrari al fatto che i rappresentanti dei lavoratori entrino nel consiglio di amministrazione”.