A gennaio il memorandum firmato da Governo e sindacati fissava l’avvio del confronto sulla riforma delle pensioni. Domenico Proietti, segretario confederale della Uil, a che punto siete?
Intanto non si deve parlare di riforma delle pensioni, ma di una riflessione su come adeguare il sistema previdenziale. Ormai tutti, dagli economisti agli osservatori del Fondo monetario, ammettono che c’è un equilibrio economico. Quindi si tratta di vedere cosa può essere migliorato, a partire dall’abolizione dello scalone.
Rispetto a qualche mese fa, sembra non essere più una priorità nemmeno per il Governo.
Noi abbiamo detto sin dall’inizio che occorreva un confronto basato sulla serenità e sull’oggettività dell’analisi. Prendiamo atto che questa serenità sta contagiando tutti, dal Governo agli osservatori. Quindi ci sono le condizioni per aprire una discussione serena.
Anche Damiano ha detto che la scadenza del 31 non è una ”tagliola”.
Se le nostre ragioni sono state comprese è perché avevano motivazioni forti. I dati del 2006 ci dicono che l’età media in cui le persone vanno in pensione è intorno ai 60 anni. Il problema della sostenibilità economica è risolta sia da questo fatto che dall’aumento dei contributi previsti in Finanziaria sia per i lavoratori dipendenti che per gli autonomi.
Sul piano della sostenibilità, c’è il tema della separazione tra previdenza e assistenza.
E’ una proposta storica della Uil che risale a più di 20 anni fa, una battaglia importante dal punto di vista dell’equità. Crediamo che la separazione vada fatta adesso. Oltre a confermare che la spesa previdenziale è in linea con quella europea, questa operazione dimostrerà che, se la collettività decide di affrontare una serie di spese assistenziali, queste devono essere a carico dalla fiscalità generale, non con i contributi dei lavoratori.
Lo proporrete quindi nel prossimo confronto con il Governo?
Assolutamente, sperando che questa volta l’ipotesi sia presa in giusta considerazione. C’è sicuramente un problema di attuazione, perché questa proposta fu recepita già da un provvedimento legislativo nel lontano 1989. E’ legge dello Stato, ma non è stata mai applicata.
Si tratta di una proposta unitaria?
E’ una battaglia che la Uil fa da sempre. Ma, in termini generali, viene condivisa anche da Cgil e Cisl.
Perché sulle pensioni i sindacati non si sono ancora incontrati?
Non ci siamo incontrati in maniera ufficiale, ma i contatti sono costanti. Mi prendo la responsabilità di affermare che abbiamo sostanzialmente una posizione unitaria. Chiediamo l’abolizione dello scalone, un sistema di incentivi per elevare l’età pensionabile, siamo contrari ai disincentivi e alla revisione dei coefficienti. Ci aspettiamo che nel Governo ci sia una posizione altrettanto unitaria.
Quindi, ci sarà un documento unitario?
Ci sarà una proposta unitaria di sintesi che tiene insieme Cgil, Cisl e Uil, su questo non c’è dubbio.