A tre anni di distante dal bonus assunzioni introdotto dal Governo Renzi, chi si aspettava una raffica di licenziamenti dopo la fine del bonus, verrebbe oggi smentito. Il Rapporto Annuale dell’Inps tratteggia uno scenario del tutto diverso.
L’istituto ha infatti messo a confronto il tasso di licenziamento nell’arco dei 36 mesi (quindi fino al termine degli incentivi) per i rapporti di lavoro nati nei primi tre mesi del 2015 con quelli avviati nell’anno precedente, quando gli sgravi non erano ancora stati introdotti. I dati – rileva l’istituto – mostrano che “il tasso di licenziamento per i rapporti agevolati attivati nel 2015 è minore di quello osservato per il gruppo di controllo 2014 per i primi 18 mesi mentre si è del tutto normalizzato successivamente, senza alcuna apprezzabile anomalia di comportamento anche attorno ai 36 mesi”. In altre parole i lavoratori assunti con gli incentivi hanno ricevuto lo stesso identico trattamento di chi non ne ha potuto beneficiare. Il tasso di licenziamento – al termine del periodo considerato – in entrambi i casi è sotto l’1%.
Per quanto riguarda le differenze tra piccole e grandi imprese, i dati dell’Inps non rilevano sostanziali differenze. Al termine dei 36 mesi il comportamento delle due tipologie di imprese non è cambiato: le aziende che hanno assunto grazie al bonus hanno poi licenziato tanto quanto chi lo sgravio non l’aveva avuto.