La triste vicenda del parlamentare del Pd, Andrea Romano, che ha denunciato i lunghi tempi di attesa per la cremazione del figlio, ha acceso l’attenzione sulle condizioni dei cimiteri capitolini, che la Cgil di Roma e del Lazio da tempo segnala. Il segretario generale, Michele Azzola, punta il dito contro l’immobilismo della Giunta guidata da Virginia Raggi e dell’AMA, sottolineando come il covid abbia gravato relativamente poco su un problema che si è acutizzato nel corso degli anni passati.
Azzola, in che situazione versano i cimiteri della Capitale?
Partiamo da un fatto e dai numeri. A Roma, negli ultimi quindici anni, abbiamo assistito a una crescente richiesta di cremazioni. Nel 2001 erano all’incirca 3mila, per passare alle 14mila del 2015, fino alle 16-17mila attuali. C’è dunque stato un incremento significativo, ma, al tempo stesso, non c’è stato un adeguamento dei forni. Consideri che a Roma muoiono 100 persone al giorno, e che vuol dire 30mila morti all’anno. I cimiteri, Flaminio, Laurentino e Verano sono stanzialmente pieni
Quanti sono i forni?
Ad oggi a Roma ci sono 4 forni, con 25 addetti ciascuno, che lavorano a pieno ritmo, salvo le pause per la manutenzione.
Mi sta dicendo che una metropoli come Roma può contare solo su quattro forni crematori?
Si.
Il numero del personale è sufficiente?
Assolutamente no. Non ci sono stati né gli investimenti né le assunzioni necessarie. Questo ricade anche sulle condizioni lavorative degli addetti.
Il covid come ha inciso?
Guardi si tratta di una situazione che noi denunciamo da tempo. La pandemia non ha gravato così pesantemente come la Giunta e AMA raccontano. Lo scorso settembre abbiamo, per l’ennesima volta, segnalato come ci fosse stato un peggioramento delle criticità già presenti, benché il covid non avesse duramente toccato come Roma come il nord Italia.
La triste storia del parlamentare del Pd, Andrea Romano, ha portato sulle prime pagina un dramma di moltissime famiglie.
La politica ha agito da lente di ingrandimento su uno scempio per il quale stiamo combattendo da molto tempo.
Qual è stata la risposa di AMA?
Innanzitutto è bene ricordare la situazione nella quale versa AMA, tra conti in rosso e il passaggio da un amministratore all’altro, e tutto questo rende ancor più difficile il confronto. Per far fronte all’emergenza, l’azienda ha tirato fuori l’assurda soluzione di mettere un limite settimanale di morti da cremare.
Scusi, che vuol dire un limite?
Un limite vero e proprio, di 100 cremazioni a settimana.
E i defunti che non rientrano in questa cifra?
Le famiglie portano a cremare i propri cari altrove, anche fuori regione, a spese proprie. Senza dimenticare l’inadeguata collocazione e conservazione delle salme in attesa di cremazione.
E non è stato approntato nessun piano di miglioramento?
Nell’agosto del 2017 la Giunta si era impegnata a migliorare i 4 forni attualmente in funzione e a costruirne tre nuovi. Ma siamo in Italia, e tra il bando della gara e l’aggiudicazione passeranno almeno altri due anni.
La Giunta ha dato risposte alle vostre preoccupazioni?
Il grosso limite di questa Giunta è che manca di una visione, di una programmazione per il futuro, e, inoltre, che ogni problema reale, che viene sollevato, è letto come una strumentalizzazione o un attacco politico alla sindaca. Quindi è pressoché impossibile avviare qualsiasi tipo di confronto sulle carenze della città.
Tommaso Nutarelli