“Dopo aver prodotto occupazione tra i giovani, le donne e nei territori più disagiati del Paese, il settore dei Call Center vive una condizione di difficoltà estrema”. Lo sostiene in una nota Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil.
“La competizione – aggiunge – sui costi, con contratti commerciali basati sul concetto del cottimo per cui l’operatore è pagato in base ai minuti di chiamata, e la scelta operata da alcuni operatori di delocalizzare le attività all’estero in Paesi con basso costo del lavoro, rischiano di mettere a repentaglio l’occupazione dell’intero settore in Italia”. “E’ necessario – dice il sindacalista – intervenire con precisione sulle norme che regolano le attività di servizio in appalto vietando il cottimo, come peraltro avviene già in tutti i Paesi Europei, e definire gli ambiti nei quali le attività possano essere gestite attraverso le delocalizzazioni, garantendo così i requisiti di garanzia sulla segretezza dei dati trattati.”
“Anche la riforma del mercato del lavoro – sostiene – varata dal Ministro Fornero, che introduce regole precise sull’utilizzo dei lavoratori a progetto, rischia di diventare, se non accompagnata da adeguati interventi, il grimaldello per affossare oltre 30.000 posti di lavoro concentrati nel sud Italia.”
Slc Cgil rilancia la richiesta, già avanzata al ministero del Lavoro e a quello dello Sviluppo Economico, di aprire un confronto con le parti sociali per individuare le soluzioni che possano scongiurare il precipitare della soluzione”. “Irresponsabile sarebbe – conclude Azzola – affossare il lavoro iniziato nel 2007 dal Governo Prodi che ha permesso la stabilizzazione di migliaia di lavoratori precari e affossare le speranze di giovani lavoratrici e lavoratori che in territori fortemente depressi hanno trovato una possibilità di emancipazione. Il mancato intervento significherebbe la resa di un Paese nei confronti del proprio futuro.”
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