Francesco Renda, Prefazione di Guglielmo Epifani
«Spezza il tuo bisogno e la tua paura di essere schiavo, il pane è libertà, la libertà è pane». Sono le parole che Albert R. Parsons, uno dei “martiri di Chicago”, pronunciò più di un secolo fa di fronte al tribunale che lo condannava all’impiccagione per essere stato a capo del movimento per le otto ore. Parole che racchiudono il senso che ancora oggi, a centoventitré anni di distanza da quel drammatico 1° maggio 1886, attribuiamo comunemente alla Festa internazionale del lavoro: una celebrazione che per oltre un secolo ha ribadito i valori della pace e della democrazia, della fratellanza e della solidarietà internazionale, del progresso sociale ed economico, della lotta per l’emancipazione e contro lo sfruttamento dei lavoratori, che rappresentano il patrimonio culturale e civile del movimento operaio. Il 1° maggio è la festa di tutti i lavoratori, di chi fatica con le mani e col pensiero. Ma è, soprattutto, «la più bella e più valida invenzione del movimento operaio», come la definisce l’autore nella Premessa.
In questo volume Francesco Renda ricostruisce in modo rigoroso e puntuale le vicende storiche che si sono sviluppate intorno alla Festa del lavoro, dalle origini ad oggi. Una storia difficile da ricostruire, soprattutto perché sono pochi gli storici ad essersi occupati approfonditamente del tema. Di ogni 1° maggio Renda racconta quel che si è fatto e non si è fatto, quel che si è ottenuto e non ottenuto, il costo che ogni vittoria e ogni sconfitta hanno comportato per il movimento operaio.
Ma l’autore avanza anche una proposta: rilanciare il 1° maggio come simbolo del valore sociale del lavoro, di quel lavoro che oltre sessant’anni fa i costituenti hanno messo a fondamento della Repubblica democratica. Come? Trasformando il 1° maggio in un momento di bilancio annuale, a livello nazionale e locale, di quanto ottenuto e di quanto ancora da conquistare. Un giorno di celebrazione, dunque, ma anche di riflessione costruttiva.