Treu, che farà il sindacato adesso che la concertazione è finita? Quale sarà il suo mestiere?
Con tutta probabilità eserciterà non un solo mestiere, ma più mestieri, come ha sempre fatto. Il sindacato italiano non è mai stato solo aziendalista. Che lo diventi adesso sembra una tesi abbastanza improbabile.
Quali mestieri, allora?
Può contrattare la condizione di lavoro in fabbrica, ma anche continuare a governare il mercato del lavoro e il welfare. E’ così che il sindacato per anni si è tenuto in piedi, partecipando alle istituzioni del mercato del lavoro, contribuendo alle decisioni sugli ammortizzatori sociali, gestendo gli enti bilaterali. Questo fanno i Caf e i patronati.
E questo è sufficiente per sventare la crisi in cui si trova il sindacato italiano?
Sarebbe un dato di fatto importante. Il punto è che la Cgil non ha mai voluto farlo fino in fondo, ha sempre detto di no a cogestire il mercato del lavoro come intermediario. Ha accettato di fare la formazione, ma ha sempre respinto l’ipotesi di fare collocamento, lo ha ritenuto compromettente, e ha sempre guardato con grande sospetto al welfare integrativo, fedele al modello statalista. Quindi è sempre stato un sistema a metà.
Ma in questa situazione il sindacato può reggere?
Ha comunque una rete sociale e istituzionale in tutto il paese, una rete di servizi e politica. Fa mille cose, fino a organizzare il ballo dei vecchietti in Romagna. Hanno un controllo sociale. Certo, una cosa fatta a metà non può funzionare bene, in questo modo il sindacato può restare in una situazione di stabilità organizzativa, non essere soggetto politico.
Per questo le prospettive restano incerte.
Sì, ma non bisogna sottovalutare il fatto che la concertazione si è sempre fatta anche nel territorio e questa in qualche misura resterà. E, senza dirlo, potrà anche gestire la politica del lavoro.
Oppure può tornare a contrattare l’organizzazione del lavoro in fabbrica, come faceva un tempo.
E’ un mestiere difficile. Non ci si può limitare a rappresentare i Cipputi, bisogna inseguire i giovani e non è facile. Non è possibile stare dietro solo ai 50enni, bisogna puntare ai soggetti nuovi, giovani, tecnologizzati, che lavorano nelle fabbriche molto avanzate. Sono loro il motore del futuro. A loro non basta dare un contratto nazionale, lo vogliono su misura, taylor made. Non è facile. O agganci questa nuova classe operaia o sei tagliato fuori. Negli Stati Uniti hanno investito molto su questo segmento, nei settori di punta e nelle aree più evolute.
Ma in Italia esistono questi nuovi operai?
Esistono, anche se non sono tanti. E il sindacato se riesce a contrattare la loro organizzazione del lavoro ha una sua forte funzionalità, proprio perché può riuscire a far funzionare meglio il sistema.
Un compito difficile.
Difficilissimo anche perché, appunto, questi nuovi operai si trovano solo nelle imprese più avanzate, il resto delle aziende sono diverse.
Specie le piccole.
Nelle piccole imprese il sindacato non c’è mai stato. E’ esplicito il caso delle reti, che cominciano a funzionare, ma sono concepite come uno strumento di sviluppo economico. Guai a pensare che possano anche fare relazioni industriali.
Quindi un’operazione complessa.
Difficile e dall’esito incerto. Ma se il sindacato riesce a mettere il naso e controllare l’organizzazione del lavoro in queste fabbriche flessibili e intelligenti può avere un futuro.
Cosa lo aiuterebbe?
Un sistema legislativo adeguato. I tedeschi ci sono riusciti perché hanno un sistema partecipativo duale. Il sindacato per legge mette il naso dappertutto e in alcuni casi il delegato eletto dai lavoratori ha anche poteri di veto. Se avessimo anche in Italia queste leggi per il sindacato sarebbe più facile.
Una dimensione europea aiuterebbe il sindacato?
Certo, ma le confederazioni non ci pensano nemmeno. In Europa hanno a stento un ufficio di rappresentanza. Senza potere, e senza soldi. Un altro segno della loro miopia, tutto si sta spostando in Europa, loro restano ferme.
Ma dobbiamo essere pessimisti per il futuro del sindacato?
Possono continuare a galleggiare, hanno forti ancoraggi. Ma non basta per contare.