Week end decisivo per l’accordo (o il non accordo) sulla produttività. Tra venerdì sera e domenica, i vertici di Confindustria, riuniti a Capri per il convegno dei Giovani, analizzeranno la situazione e decideranno la linea da seguire, in vista del nuovo incontro fissato per mercoledi 31 ottobre. Appuntamento che probabilmente sara’ anche quello definitivo: per il si o per il no. Prima di quella data, si cerchera’ quindi di trovare una intesa che metta tutti assieme, ma la strada appare accidentata. Giovedì 25 il presidente dell’Abi Giuseppe Mussari (nel ruolo di portavoce del fronte datoriale che comprende, oltre i banchieri, anche le associazioni riunite in Rete imprese Italia), ha consegnato ai vertici di Viale dell’Astronomia un testo che contiene le richieste di banche, artigiani, cooperative e commercio. Il documento, dal punto di vista confindustriale, risulta tutto sommato neutro, cioe’ non crea particolari problemi; ma li creerà invece, sicuramente, ai sindacati. Cgil, Cisl e Uil, infatti, difficilmente potrebbero sottoscrivere un testo che, di fatto, ripropone le stesse richieste che i rappresentanti dei lavoratori hanno gia’ respinto nelle scorse settimane. Dunque, la Confindustria dovrà decidere se andare avanti da sola, firmando il proprio testo gia’ concordato con i sindacati, lasciando fuori Abi e Rete Italia. Questa ipotesi però non piace affatto al governo: l’esecutivo punta infatti a una intesa piu’ consistente, che rispecchi alla lettera il dettato della lettera della Bce dell’agosto 2011, al punto 1 comma b). Parole che vale la pena di riportare testualmente: “C’é anche l’esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d’impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L’accordo del 28 Giugno tra le principali sigle sindacali e le associazioni industriali si muove in questa direzione”.
In realta’, anche il documento su cui concordavano sia sindacati che Confindustria la scorsa settimana si muove nella stessa direzione, e soprattutto riempie di contenuti proprio l’accordo del 28 giugno a cui fa riferimento la stessa Bce. Ma non e’ ritenuto sufficiente ne’ dal Governo ne’ dall’Abi. Ciascuno,infatti, ha un proprio punto di vista su cosa si debba intendere per ‘’esigenze specifiche delle aziende’’. Le banche, per esempio, sono ferme nella richiesta di un ‘’demansionamento’’ molto ampio, praticamente senza limiti, che consenta di affrontare il grave problema degli esuberi nel settore (che secondo alcune fonti, potrebbero essere circa 50 mila). Gli artigiani e i commercianti, a loro volta, non si appassionano alla contrattazione aziendale, e puntano sul livello territoriale. Il governo, infine, vuole assolutamente dimostrare all’Europa di essere in grado di portare a compimento riforme epocali; che lo siano realmente o meno e’ secondario, l’importante e’ che lo sembrino. E un accordo firmato solo da una delle parti datoriali, ancorche’ autorevole come la Confindustria, potrebbe non sembrarlo sufficientemente. Dunque, la decisione che l’associazione guidata da Giorgio Squinzi dovrà prendere nel corso del fine settimana caprese non e’ facile. Da un lato c’e’ la strada dello strappo con il governo e con le banche, dall’altro quella dello strappo con i sindacati, e la conclusione della trattativa con un nulla di fatto.In tutto questo, va tenuto conto che la base imprenditoriale e’ insoddisfatta della politica economica del governo e preoccupata per gli effetti futuri di una crisi di cui ancora non si vede la fine; e in molti, ormai, si chiedono che senso abbia parlare di produttività con le fabbriche ferme, i consumi azzerati, e con la prospettiva, nei prossimi mesi, di altre ondate di aziende che chiudono i battenti e di centinaia di migliaia di esuberi e cassaintegrati. Nodi, e dubbi, che andranno sciolti nel corso del fine settimana. Dopodiche’ sara’ piu’ facile capire se mercoledi 31 ottobre si festeggerà l’accordo di Ognissanti, o se sulla riforma che dovrebbe garantire la produttività scenderà, piuttosto, la cupa notte di Halloween.(LF)