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11/9/2001 – 11/9/2021. Il secolo breve

Tommaso Nutarelli
Settembre10/ 2021

Dove eravamo? Che cosa stavamo facendo? Domande che a tutti noi possono venire in mente a venti anni dall’attacco al World Trade Center. Per me, ragazzo di 12 anni, si stavano concludendo gli ultimi giorni delle vacanze estive prima dell’inizio del nuovo anno scolastico.

Lo schianto dei due aerei di linea contro le Torri Gemelle, il volo 11 dell’American Airlines che impattò sulla torre nord alle 8 e 46 ora locale, e il 175 United Airlines che alle 9 e 03 si infranse sulla torre sud, segnò un cambio di scena drammatico nella nostra storia. In quella tragica giornata un terzo aereo, il volo 77 dell’American Airlines, colpì il Pentagono alle 9 e 37, un quarto velivolo, il volo United Airlines 93, che doveva essere dirottato su Washington, dopo la rivolta dei passeggeri, cadde nei pressi di Shanksville, Pennsylvania.

Prima di quella data gli Stati Uniti avevano subito attacchi alle proprie ambasciate e sedi militari. I più recenti furono gli attentati alle sedi diplomatiche statunitensi in Kenya e Tanzania il 7 agosto 1998, rivendicate sempre da Osama Bin Laden, leader di Al-Qāʿida. Eppure una catastrofe come quella del World Trade Center era inimmaginabile. Nulla sembrava poter scalfire la superpotenza americana. La tecnologia, la supremazia militare, l’intelligence rappresentavano una solida rete, capace di mettere il territorio statunitense al riparo. La mossa del terrorismo islamista, oltre a dar il via all’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq, fu la miccia che innescò altri due attacchi, questa volta nel quale dell’Europa, a Madrid, l’11 marzo del 2004, e a Londra il 7 luglio 2005. L’onda lunga del terrore toccò anche Parigi. Nel 2015, cinque anni dopo l’uccisione di Osama Bin Laden in Pakistan per mano delle truppe speciali americane, e la sconfitta, almeno sulla carta, di Al-Qāʿida, terroristi dell’Isis colpirono, nel gennaio, la sede del giornale Charlie Hebdo, e il 13 novembre il tragico epicentro fu il teatro Bataclan e altre zone della capitale parigina.

Ci scoprimmo improvvisamente vulnerabili. Non si trattava più di difendere e sorvegliare obiettivi strategici e sensibili, ma i luoghi del nostro vivere quotidiano. La nostra società aperta, impregnata di pluralismo, relativismo e secolarismo, si è trovata, faccia a faccia, con una visione teocratica della realtà, e per questo assolutamente giusta e non discutibile. L’ideologia del fondamentalismo islamico si concentra e si addensa in una volontà palingenetica, nella quale mondare, o uccidere, l’infedele e riportare tutto sotto l’egida della sharia.

A vent’anni di distanza fare un bilancio è tutt’altro che facile. La democrazia e la libertà che credevamo di poter esportare sulla punta dei calibro 50, e che ora vogliamo difendere ripiegandoci su noi stessi.   Rimane impressa nella memoria la reazione del presidente Bush mentre veniva informato del secondo attacco durante una visita a una scuola elementare in Florida. I legami tra la famiglia Bush e quella dei Bin Laden raccontati nel documentario di Michael Moore Fahrenheit 9/11. L’attualità ci consegna un grottesco e tragico giorno della marmotta, con i talebani che si riappropriano nuovamente delle strade di Kabul, il destino nuovamente segnato per donne e ragazze, le persone che in un ultimo ed estremo tentativo di salvarsi si aggrappano alle ruote di un C-130, che lascia la terra afghana, per poi precipitare nel vuoto, come la foto di Richard Drew The Falling Man, che ritrae un uomo che precipita nel vuoto della torre nord per fuggire alle fiamme. Domande e dubbi rimangono anche sul ruolo dell’Europa, ancora troppo divisa e incapace di affiancarsi totalmente dagli Stati Uniti.

Tommaso Nutarelli

Tommaso Nutarelli

Redattore de Il diario del lavoro.