“Nel 2024, nel Lazio, 107 persone hanno perso la vita sul luogo di lavoro. Diciotto in più rispetto al 2023, un incremento che fa risultare la nostra regione la peggiore in assoluto per l’aumento delle morti sul lavoro”. Così, in una nota, la Cgil di Roma e del Lazio. “A essere più colpiti – continua la nota – sono i settori delle costruzioni e dei trasporti, rispettivamente con 14 ed 8 infortuni mortali. Le vittime appartengono in prevalenza alla fascia over 50 (59%), seguite dai lavoratori tra i 35 e i 49 anni (25%), mentre il 16% delle vittime ha meno di 35 anni.
Ad aumentare nel corso del 2024 sono anche le denunce degli infortuni: 41.413, 1.045 rispetto all’anno precedente. Nel 27% dei casi a essere coinvolti sono under 35, nel 33% le lavoratrici e i lavoratori con un’età compresa tra i 35 e i 49 anni, nel 40% dei casi ad aver denunciato un incidente sul lavoro è un over 50.
Questi dati tuttavia sono sottostimati perché non sempre le lavoratrici e i lavoratori, per paura di ripercussioni, denunciano gli infortuni come dimostrano anche recenti casi di cronaca. A dicembre scorso un operaio si è recato presso un ospedale denunciando di essersi ferito a seguito di un’aggressione, anziché per una caduta avvenuta sul luogo di lavoro. Di fronte a questa emergenza, la Giunta Rocca dimostra un’inquietante inerzia nelle politiche di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Nel recente Piano Strategico Regionale in materia di Salute e Sicurezza sul Lavoro 2025-2026 le risorse stanziate “sono insufficienti, non c’è traccia di alcun strumento utile a verificare l’efficacia della formazione obbligatoria, né in termini di apprendimento né sull’idoneità degli enti di formazione. Non c’è nessun investimento per incrementare il personale preposto a compiti di prevenzione e controllo in materia di salute e sicurezza, non sono previste misure per il contrasto delle molestie e violenze sul lavoro, così come mancano azioni chiare sul tema delle aggressioni a lavoratori e lavoratrici operanti a contatto con il pubblico. Inoltre, negli appalti pubblici e privati non si affronta la questione della responsabilità di stazioni appaltanti, committenze e aziende appaltatrici. Ad aggravare questa situazione ci sono le scelte del Governo, che continua a ignorare la necessità di riformare le leggi sul lavoro per rafforzare diritti e tutele, specialmentenegli appalti e nei settori più precari e ad alto rischio di infortuni. Anzi, le ultime misure adottate hanno peggiorato la situazione”.
“Proprio su questi temi, in primavera – conclude la nota – cittadine e cittadini saranno chiamati a esprimersi nei referendum abrogativi, per cancellare le norme che hanno reso il lavoro più precario, povero, insicuro e meno tutelato.”