Con il sorteggio dei saggi parte ufficialmente la corsa per la presidenza di Confindustria. Una corsa che si preannuncia piena di possibili sorprese: a partire dal numero dei candidati (due, quattro, molti?) ai possibili ribaltoni dell’ultimo minuto, e nella quale sara’ decisivo il ruolo dei saggi estratti a sorte oggi dal Consiglio generale. I prescelti sono il marchigiano Adolfo Guzzini, il piemontese Giorgio Marsiaj e il campano Luca Moschini. A loro spettera’ il compito di raccogliere le autocandidature degli aspiranti presidenti, che dovranno essere avallate da almeno il 20% di voti d’assemblea; in altre parole, per candidarsi sarà necessario l’endorsement di un adeguato numero di strutture del sistema confindustriale.
Ma si tratterà solo della prima tappa di un percorso molto più complesso, come stabilito dalla riforma Pesenti. I nomi che avranno passato il primo vaglio del 20% saranno infatti sottoposti, attraverso un ampia consultazione, alla valutazione degli iscritti, che dovranno esprimere il loro gradimento. Nel giro di consultazioni potrebbe emergere che nessuno dei candidati scalda il cuore della base o, al contrario, potrebbe scaturire una forte convergenza su nomi che non sono nella rosa ufficiale. In questo caso, ai saggi spettera’ decidere se inserire in corsa nuove candidature. Insomma: nulla di scontato. Tanto che sono state fissate due date per l’elezione del presidente in consiglio generale: la prima il 17 marzo, la seconda il 31 dello stesso mese, nel caso occorresse altro tempo per coagulare consensi.
Al momento, gli autocandidati sono solo due: Aurelio Regina, presidente di Sigaro Toscano e partner della società di cacciatori di teste Egon Zender, ex presidente di UnIndustria Roma e Lazio, nonché ex vicepresidente nazionale con Squinzi per un biennio e poi dallo stesso estromesso; e Alberto Vacchi, numero uno degli industriali bolognesi, alla guida dell’Ima, colosso del packaging da oltre un miliardo di fatturato. Poi ci sono i candidati non ufficiali: il metalmeccanico Marco Bonometti, presidente degli industriali bresciani, il salernitano Vincenzo Boccia, già presidente della Piccola industria, oggi a capo del comitato credito, e soprattutto Fabio Storchi, numero uno di Federmeccanica, cui la stessa federazione ha chiesto unanimemente di candidarsi.
Tuttavia, Storchi e’ emiliano, come Vacchi: se scendessero in campo entrambi, l’associazione regionale avrebbe qualche problema a schierarsi. In questa chiave si può forse interpretare un comunicato diffuso mercoledi dalla Confindustria Emilia Romagna, che in primo luogo rivendica di possedere ‘’tutti i titoli’’ per esprimere un candidato alla guida di Viale dell’Astronomia, ma che subito dopo aggiunge alcune precisazioni. Nella nota si ‘’auspica’’ una candidatura che abbia il sostegno “unitario di tutto il sistema associativo dell’Emilia Romagna”; si ricorda come “le autocandidature gia’ espresse” (dunque Alberto Vacchi e Regina) debbano considerarsi mere “disponibilità a candidarsi”, che dovranno quindi “essere adeguatamente formalizzate”; e infine si sottolinea che “oltre alle dichiarazioni emerse sinora, potranno emergere ulteriori candidature”. Come per l’appunto quella Storchi, sembrerebbe di capire.
Anche Assolombarda, la più potente delle strutture confindustriali, ha già piantato i suoi paletti, chiedendo che il prossimo presidente sia ‘’un manifatturiero, fortemente internazionalizzato’’. Caratteristiche che escluderebbero Regina, considerato piuttosto un manager, mentre si attaglierebbero a Bonometti, che ha trasformato l’azienda di famiglia ( componentistica per auto) in una multinazionale presente in Cina, India, Brasile. Ma rientrano nell’identikit anche gli stessi Vacchi e Storchi; quest’ultimo, in particolare, potrebbe riconoscersi nel passaggio in cui, riferendosi alle relazioni industriali, Assolombarda chiede che il successore di Squinzi agisca “all’insegna dell’innovazione” e “sulla base di accordi nazionali che consentano a categorie e aziende la flessibilità per migliorare produttività e competitività”. Quello che il presidente di Federmeccanica sta per l’appunto cercando di realizzare nel rinnovo del contratto dei metalmeccanici, ma che trova riscontro fin dal progetto iniziale della sua leadership, basata sul rilancio dell’industria manifatturiera, la crescita dell’occupazione e la modernizzazione delle relazioni industriali, e riassumibile con il titolo di ‘’rinascimento dell’industria’’. A questo proposito, vale forse la pena di notare che la road map dei prossimi incontri tecnici tra Fim, Fiom, Uilm e Federmeccanica, coincide esattamente col percorso delle consultazioni per il presidente di Confindustria; e che la riunione plenaria, nel corso della quale si dovrebbero tirare le fila e iniziare la stretta finale verso la conclusione del contratto, e’ fissata per il 15 marzo: giusto due giorni prima della data in cui il consiglio generale di Confindustria voterà per il nuovo presidente.
Ma nel documento Assolombarda c’e’ un terzo passaggio, in cui si auspica una presidenza che tenga Confindustria “accanto alle Pmi per favorirne la crescita e semplificarne il contesto burocratico”, e che dunque chiamerebbe in causa iVincenzo Boccia, che proprio dei ‘’Piccoli’’ di Viale dell’Astronomia e’ stato stimato presidente. Resta che Boccia, Storchi e Bonometti non hanno ancora annunciato la propria candidatura. Il primo potrebbe decidere il 4 febbraio, data in cui si riunirà il consiglio nazionale della Piccola che indicherà il proprio candidato; il secondo, forte del pronunciamento entusiastico della propria federazione, potrebbe farlo in qualunque momento. Quanto a Bonometti, scioglierà la riserva il 2 febbraio, giorno della riunione di Confindustria Lombardia, che si esprimerà sul nome che vorrebbe vedere in campo. Ancora qualche giorno, dunque, per capire quali e quanti saranno i giocatori. Ma intanto, dietro le quinte, il gioco e’ gia iniziato.
Nunzia Penelope