“Federmanager esprime tutta la solidarietà e vicinanza alle famiglie che hanno perso i loro cari in questa tristissima vicenda”. Lo scrive in una nota il presidente di Federmanager, Giorgio Ambrogioni. “Anche se è comprensibile la loro delusione per la riduzione delle pene disposte dal giudice d’appello – si legge – va precisato che tutto questo non sarebbe accaduto se il giudizio di primo grado non avesse quasi forzato i principi del diritto sull’onda emotiva di un evento tragico che ha scosso l’opinione pubblica. Non è ragionevole pensare che qualcuno abbia agito con il preciso proposito di causare un disastro di tale entità.”
“La sentenza della Corte d’Appello di Torino – prosegue Ambrogioni – derubricando il reato da doloso a colposo, rende giustizia in maniera più equilibrata. Non si possono scambiare, infatti, elementi di trascuratezza o sottovalutazione, che certamente in questa occasione si sono verificati, con una deliberata intenzionalità”.
“E’ stato importante – prosegue – che i giudici d’appello abbiano corretto il tiro. Una sentenza sbilanciata, come era stata quella in primo grado, avrebbe creato un precedente pericoloso per il futuro, generando un rischio contagio.”
“L’insegnamento che dobbiamo trarre da questo drammatico caso di cronaca – spiega – riguarda la necessità di accrescere una cultura globale della sicurezza nei luoghi di lavoro, che deve integrarsi con una moderna visione dell’impresa, quale realtà finalizzata ad offrire opportunità di lavoro in un contesto di avanzata governance del rischio. Al contrario, sarebbe da evitare che, sulla base dell’emotività, si tenda ad attribuire responsabilità a chi ricopre ruoli di vertice nelle aziende, senza accertarne il reale coinvolgimento nel processo decisionale che attiene alla sicurezza”.
“Non serve additare colpevoli – conclude Ambrogioni – né tanto meno cercare sentenze esemplari per assecondare la piazza mediatica, la sicurezza è un valore condiviso che l’organizzazione aziendale, nel suo complesso, deve contribuire a rafforzare, senza contrapposizioni, piuttosto esercitando una corretta distribuzione dei compiti e delle responsabilità tra tutti gli attori del ciclo produttivo.” (LF)
