Sulla contrattazione prosegue la discussione tra le tre categorie sindacali in vista di un incontro per definire una proposta da presentare a Confindustria. Il 25 novembre ci sarà un nuovo passaggio, ma dalle “date magiche” non ci si devono aspettare soluzioni alle divisioni ancora presenti. Lo ha spiegato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, dal palco come ospite della Conferenza nazionale organizzativa programmatica della Cisl a Riccione: “Stiamo lavorando da tempo, si continua a lavorare” ha detto, incalzando sul tema dell’unità sindacale: “Non c’è più grande tempo davanti a noi. Dobbiamo decidere su quali cose apriamo davvero le vertenze”.
“Stiamo lavorando da tempo, si continua a lavorare” sulla contrattazione, ma “temo le date magiche”, e alla possibilità che si possano trovare soluzioni alle differenze tra le parti, ha spiegato Camusso alludendo all’incontro fissato per il 25 novembre. “C’è un lavoro in corso tra i segretari confederali che si occupano di contrattazione che hanno questo compito e continua questa discussione”. Certo che “aver firmato il contratto dei chimici ha segnato un punto di chiarezza per tutti”, perché “permette di fare una discussione che non è preoccupata dal fatto di fare un rinnovo contrattuale”.
Camusso è partita da un interrogativo sulla capacità dei tre sindacati di trovare unità sui temi del mercato del lavoro: “Se abbiamo un mercato del lavoro così diviso e separato, pensiamo davvero che possiamo continuare a dare delle risposte che non segnino un cambiamento sostanziale dei livelli unitari tra di noi?”. Quindi “se immaginiamo che di fronte alla divaricazione sociale che si è creata ognuno è concentrato su se stesso, noi non saremo all’altezza del tema di riunificazione del mercato del lavoro”.
Una buona parte dei lavoratori è delusa dalla contrattazione vigente, fa notare il segretario della Cgil che prosegue: “Possiamo ancora fare la discussione sul contratto nazionale e sul contratto di secondo livello che abbiamo fatto nei 20 anni che abbiamo alle spalle come se la situazione fosse ancora quella, cioè quella in cui tanto il contratto nazionale garantiva la copertura alla stragrande maggioranza dei lavoratori?”. In questi anni “abbiamo difeso una funzione, ma sappiamo che ce la stanno erodendo progressivamente e ci sono nuovi settori dove il contratto nazionale rappresenta meno della metà dei lavoratori”.
E’ per questo motivo che “se dobbiamo guardare a chi va incluso, si dovrà guardare al contratto nazionale, non vedo altro strumento”, altrimenti “gli 80 euro sono la risposta che il governo fa quello che non è stato in grado di fare il sindacato”.
“Quanto tempo abbiamo davanti? E’ la domanda che dobbiamo farci – ha concluso -. Non c’è più grande tempo davanti a noi. Dobbiamo decidere su quali cose apriamo davvero le vertenze”.