“Da quando è presidente dell’Inps, il professor Boeri ci ha abituato a proposte che non durano lo spazio di un mattino, come quella di mandare anticipatamente in pensione gli italiani, tagliando il loro assegno del 30%, salvo poi accorgersi e denunciare il fatto che le pensioni sono troppo basse…Oggi Boeri sembra confondere la piaga del lavoro nero con il problema del lavoro fittizio in agricoltura, dimenticando che i caporali suppliscono, in maniera illecita, a una lacuna pubblica in tema di reclutamento e trasporto della manodopera”.
Così Giorgio Carra, segretario nazionale della Uila-Uil, commenta le dichiarazioni del presidente Inps Tito Boeri, rilasciate davanti alle commissioni riunite Lavoro e Agricoltura della Camera su lavoro irregolare e caporalato in agricoltura.
“È giusto affrontare il problema del lavoro fittizio e il sindacato è pronto ad avanzare proposte per garantire che sussidi e agevolazioni vadano a chi veramente lavora in agricoltura, ma se, invece” precisa il segretario “l’obiettivo dell’Inps è approfittare dell’attenzione generale sul caporalato per stravolgere l’intero sistema previdenziale e assistenziale agricolo, siamo completamente fuori strada, perché così non si risolve nessuno dei due problemi e ci opporremo con tutte le nostre forze”. Rispetto alle proposte del presidente e, specificamente, sui minimi retributivi “ricordiamo a Boeri che essi sono già noti a tutti e definiti dai contratti di lavoro provincia per provincia, proprio in virtù della diversa redditività della nostra agricoltura”.
“Per combattere il lavoro nero, non basta incrementare le pene” aggiunge Carra “serve una soluzione certa ed è inderogabile sostituire l’intermediazione illecita di manodopera con un sistema lecito di incontro tra domanda e offerta di lavoro, condiviso da aziende e lavoratori. La Rete del lavoro ha questo ambizioso obiettivo e ci piacerebbe che l’Inps lo condividesse con noi con proposte volte ad arricchirne l’azione e le funzionalità e non, al contrario, ostacolandola con dichiarazioni fuori luogo”.