“Un sistema che contempla un morto ogni sei ore, è un sistema che ritiene accettabile questi numeri. La sicurezza e la vita dei lavoratori vengono sacrificate sull’altare del profitto”. Davanti all’ennesima strage sul lavoro sono queste le parole di Mario Ridulfo, segretario generale della Cgil di Palermo, e una vita spesa tra gli edili come numero uno della Fillea regionale. Il fatto risale al pomeriggio, quando cinque operai hanno perso la vita a Casteldaccia, in provincia di Palermo, e un sesto è in ospedale in gravi condizioni, mentre stavano effettuando alcuni lavori fognari.
“Due – spiega Ridolfo – erano interinali presso l’Amap, l’ex municipalizzata che gestisce le condotte idriche e fognarie, mentre gli altri tre erano alle dipendenze della cooperativa il Quadrifoglio. Bisogna ancora fare chiarezza sulla dinamica. Probabilmente tre stavano operando al livello meno uno, mentre altri due sono caduti nel pozzo. Non sappiamo ancora perché tutti e sei si trovavano lì. Da quello che ci hanno riferito i Vigli del fuoco il livello di esalazioni era dieci volte superiore alla media e probabilmente gli operai non avevano i dispositivi di protezione individuali necessari”.
“Per domani – afferma Ridolfo – abbiamo proclamato uno sciopero di inizio turno di quattro ore in tutti i settori privati con Cisl e Uil, e alle nove saremo davanti alla prefettura per dire basta a un modello che precarizza la vita e il lavoro delle persone. Quando c’è la precarietà le persone sono disposte ad accettare ogni rischio. Le iniziative di questo governo sono insufficienti per la salute e la sicurezza. L’assenza dello stato si fa sentire ancora di più in territorio come quello siciliano. La provincia di Palermo conta 1 milione e 200mila abitanti, 82 comuni e migliaia di aziende, alcune piccolissime, e ci sono solo quattro ispettori. È evidente come ci sia una carenza nella prevenzione e nella repressione”.
“Queste stragi – conclude il segretario della Cgil palermitana – si combatto con la prevenzione e la formazione, e senza lasciare mano libera alle aziende di fare come credono. Una tendenza ormai presente nel nostro paese da trent’anni, purtroppo rinforzata dall’attuale esecutivo”.
Tommaso Nutarelli