Quella che il Paese sta vivendo è una fase di “grande cambiamento sociale ed economico in cui il ruolo delle organizzazioni sindacali, mettendo al centro la persona, indica la necessità di costruire una nuova cultura del lavoro”.
Lo ha sottolineato il leader della Cgil, Maurizio Landini, concludendo la presentazione del IX rapporto su “Migrazioni e sindacato”.
Il numero uno di corso d’Italia ha spiegato che bisogna superare la “frattura” che si è determinata nella società, sia in Italia che in Europa, sul tema di migranti e sollecitato a “ragionare sulla rappresentanza e la tutela” dei lavoratori stranieri, che “non è semplicemente un atto di buona volontà o attenzione verso il prossimo, ma c’è dentro un’idea, una missione di fondo dei sindacati: attraverso una nuova cultura del lavoro e della sua valorizzazione produrre una trasformazione del modello sociale e di sviluppo”.
Secondo Landini è necessario condurre “una battaglia per affermare una nuova legislazione su questa materia” e questo va fatto “dentro un progetto più complessivo in cui la pandemia diventi opportunità di cambiamento del modello sociale ed economico. Quel modello che prima della pandemia si era affermato”. Per il leader della Cgil la priorità è cambiare una cultura che del lavoro che ha favorito il ritorno a forme di competizione tra persone e di razzismo, alla precarizzazione e svalorizzazione del lavoro. “C’è una questione che riguarda i cambiamenti legislativi – ha aggiunto – si è cominciato, ma non è ancora sufficiente. Bisogna arrivare a una nuova legislazione andando verso l’estensione dei diritti di cittadinanza per le persone che vivono e nascono nel nostro Paese”.
E.G.