La fine del 2021 si caratterizza per l`emergere di alcuni fattori che rischiano di rallentare la ripresa dell`economia. Oltre alla recrudescenza della pandemia, il consolidarsi delle tensioni inflazionistiche, “oggettivamente di difficile soluzione nel breve termine”, potrebbe rallentare il recupero della domanda delle famiglie con un ridimensionamento delle prospettive di crescita per il 2022. A stimarlo è l’Ufficio Studi di Confcommercio.
Rispetto al resto dell`Europa, l`economia italiana, almeno per adesso, “sembra evidenziare una condizione più favorevole”.
Sul versante dei consumi anche a ottobre il recupero ha interessato principalmente i servizi che hanno beneficiato di un ulteriore passo in avanti verso la piena operatività, mentre per i beni si è tornati a un segno negativo. L`Icc indica, nel confronto annuo, una variazione positiva del 3,4%, frutto di una crescita del 21,4% per i servizi ed un calo del 2% per i beni. Al di là di alcune situazioni particolari, per esempio le autovetture e l`elettronica di consumo, con segni, peraltro, opposti, l`andamento della domanda per i beni nel suo complesso conferma le difficoltà delle famiglie di passare dal recupero alla crescita vera e propria.
A novembre, dopo il rimbalzo registrato ad ottobre, il Pil, stando alle stime di Confrcommercio, dovrebbe registrare una variazione dello 0,1% congiunturale, confermando l`ipotesi di un rallentamento nei mesi finali del 2021. Nel confronto annuo la crescita si dovrebbe attestare al 6%, dato determinato dal confronto con un mese in cui nel 2020 in molte regioni le attività del commercio e dei servizi erano praticamente sospese.
Il dato di novembre conferma la stima di una crescita del Pil nel 2021 del 6,2%.
Per Confrcommercio “il processo di ripresa dell`inflazione, seppure abbia assunto nel nostro Paese una dimensione lievemente più contenuta rispetto ad altre realtà europee, rappresenta uno dei principali elementi di critici”.
Per il mese di novembre “stimiamo – concludono gli economisti di Confcommercio – un incremento dei prezzi al consumo dello 0,3% su base mensile e del 3,4% su base annua. I dati degli ultimi mesi confermano i timori del permanere dell`inflazione, pur in presenza di un attenuarsi delle tensioni a partire dalla tarda primavera del 2022, su valori abbondantemente superiori al 2% fino all`inizio del 2023”.
tn