Disobbedisco. Un titolo che è una decisione. Sorregge una grande immagine di Gabriele D’Annunzio stilizzata come fosse un murales. In alto, a sinistra, la scritta “Quis contra nos?”, il motto, tratto da San Paolo, “se Dio è con noi, chi è contro di noi?”, che il Vate scelse per l’avventura fiumana e volle inserire nella bandiera sventolante sulla Reggenza del Carnaro. Un modo per dire: siamo gli eletti e nessuno può sconfiggerci. In basso, a destra, un ragazzo e una ragazza con la mascherina, lo sguardo fisso, come fossero automi.
“Il Primato nazionale”, che si autodefinisce “Periodico sovranista”, ostenta, nel numero settembrino, questa copertina. “D’Annunzio – scrive il direttore – ci chiama ad essere uomini e donne padroni del nostro destino, laddove l’epidemia del Covid ci ha fatto regredire alla dimensione dell’infanzia” e “ci ricorda l’esistenza di un altro modo di essere italiani. Un modo basato sul coraggio, sulla ribellione, sullo spirito di avventura, ma anche sulla disciplina, sullo spirito di sacrificio, sulla centratura in sé”. In conclusione, l’intento è superare “la cappa del nuovo conformismo sanitario”.
“Libertà è un dovere”, proclama il pezzo principale, corredato con la foto di un cartello “no green pass” innalzato, assieme al Tricolore, da un gruppo di manifestanti. Alcune frasi: “Nell’ultimo periodo il dibattito politico è stato azzerato e ogni forma di dissenso diffamata o messa a tacere. È arrivato il momento di alzare la voce e riprenderci i nostri spazi”, “Medicina e virologia non sono scienze esatte, altrimenti gli esperti non avrebbero sbagliato così tante previsioni o cambiato idea con tanta disinvoltura”, “Il nostro compito è quello di non soccombere a questa truffa ideologica ma anzi lavorare a una ri-politicizzazione del dibattito pubblico”.
Perentorio un altro articolo: “Poche chiacchiere. La vera battaglia di civiltà è quella contro il green pass”. Esplicito l’obiettivo: “La nostra missione sarà quella di costruire un mondo alternativo per tutti i dissidenti, affiancando e premiando chi con coraggio dichiara una guerra senza confini al pass sanitario e alla tirannide del Grande Fratello”.
Eccola, una colonna di quella Nuova Destra che si candida a governare il Paese. Da Gabriele D’ Annunzio arriviamo a Giorgia Meloni e a Matteo Salvini. Quando Claudio Durigon propone di intitolare ad Arnaldo Mussolini il parco di Latina, a questo mondo occhieggia. E da dove, se non da qui, arriva l’antisemitismo di quella candidata al Comune di Roma, in una lista d’appoggio a Enrico Michetti, secondo la quale il ministro Roberto Speranza sarebbe “un ebreo askenazita che riceve ordini dall’élite finanziaria ebraica”?
Sembrerebbe tutto netto e chiaro. Da una parte chi cerca voti soffiando sul fuoco dell’irresponsabilità e dell’avventurismo, dall’altra (a sinistra?) lo sforzo di farsi carico degli interessi collettivi. Poi, però, arrivano le critiche del Fatto Quotidiano, i distinguo della Cgil che non vuole considerare le mense come i ristoranti e però auspica una legge per imporre l’immunizzazione, le puntute obiezioni di filosofi come Massimo Cacciari e Giorgio Agamben, l’appello dei docenti universitari, i quali, dopo aver taciuto di fronte alle limitazioni per commercianti e locandieri, ora giudicano la necessità del certificato negli atenei una discriminazione e una lesione del diritto allo studio. Alessandro Barbero, novello Dante, mette i politici “ipocriti” all’Inferno. “Il lasciapassare – spiega – estende l’obbligo in forma surrettizia. Così si tolgono diritti fondamentali alle persone senza prendersi responsabilità”. La tesi di fondo è che l’obbligo vaccinale sia preferibile all’opzione mascherata.
Tomaso Montanari difende “il pensiero critico”, paventa “l’arbitrio e le discriminazioni”, denuncia “una sempre più violenta caccia alle streghe”. Quelli del Primato nazionale, suoi nemici giurati, staranno gongolando.
“Gli ebrei, prima che ebrei, sono romanisti”, gridano in un bar di provata fede biancazzurra. E sulla stessa falsariga gli ultrà giallorossi replicano scrivendo: “La Lazio pietra d’inciampo”. I colori della maglia sono diversi, l’odio insensato li unisce.
Grande è il caos nella notte della pandemia.
“Confusion, this is my epitaph”, cantavano i King Crimson. “The fate of all mankind, I see, is in the ends of fools”. Il destino dell’umanità, vedo, è nelle mai di pazzi. “Yes, I fear tomorrow I’ll be crying”. Sì, ho timore che domani scoppierò in un pianto.
Marco Cianca