Qui non si fanno miracoli. Dopo qualche mese da navigator è questa l’osservazione più forte e chiara che mi viene in mente. Chi pensava che avessimo la bacchetta magica si sbagliava. Ci sono situazioni personali, sociale ed economiche così incancrenite che sicuramente non basta qualche mese di lavoro per attenuarle.
La cosa che più spesso mi trovo a ripetere ai percettori è che prima dobbiamo conoscerli, approfondire la loro situazione e poi solo dopo sarà possibile proporgli un’offerta di lavoro. Si è voluto mettere il carro davanti ai buoi, e ora se ne vedono le conseguenze.
La realtà dei percettori è estremamente ampia e variegata, e per questo serve un lavoro minuzioso e non dozzinale. C’è chi è disposto a spostarsi e mettersi in gioco, chi pensa di trovare un’occupazione all’interno del proprio quartiere, chi non vuole fare la formazione, chi si sente abbandonato e non ha più nessuna fiducia.
Certo le cose non sono così più idilliache anche nei centri per l’impiego. L’amalgama tra gli operatori e noi navigator non è avvenuto sempre allo stesso modo e con lo stesso grado di intensità. E le differenze ci sono, non solo tra regione e regione o provincia e provincia, ma tra un centro e l’altro all’interno dello stesso comune. E questo si ripercuote negativamente anche sui percettori.
Insomma l’ingranaggio messo in moto ha bisogna ancora di essere oleato al meglio. E dire forte supercalifragilistichespiralidoso non basta per avere un successo strepitoso.
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