Sanita’ pubbblica sempre piu’ a rischio. L’evidenza emerge da un dossier della Fp Cgil, che dimostra come il solo blocco del turn over tra il 2009 e 2015 abbia causato la perdita di 40.364 dipendenti del servizio sanitario nazionale, cifra che nel 2016 e’ salita a oltre 50 mila unita’. In più, l’età media dei dipendenti a quota 50,1 anni, di molto superiore a quella registrata nell’intera pubblica amministrazione, che saliranno a 54 entro i prossimi tre anni.
I dati del report della Funzione Pubblica Cgil sullo stato del servizio sanitario analizzano nel dettaglio la situazione. Nel periodo considerato sono stati persi circa 8.000 medici, quasi 10.300 infermieri, 2.200 operatori di assistenza e 20 mila tra tecnici, riabilitativi, della prevenzione e amministrativi. Di questi, rileva la Fp Cgil, oltre 10 mila nel solo 2015. E a causa di “blocco del turn over, emorragia occupazionale ed esplosione dell’età media”, aumenta il ricorso a forme di lavoro precarie. Se l’approvazione dei nuovi Lea, “auspicata da lungo tempo”, è per la Fp Cgil “un passo avanti per avere prestazioni in linea con i bisogni dei cittadini, è necessario però rivedere le attuali organizzazioni del lavoro, in estrema sofferenza in molti territori, e fissare adeguati standard minimi di personale in maniera omogenea e uniforme su tutto il territorio nazionale, sui quali programmare coerentemente le assunzioni di personale, a prescindere dalle inevitabili specificità territoriali”.
“Bisogna tornare a investire nel Sistema Sanitario Nazionale, e dunque nel personale. Questa è l’unica via per dare credibilità al provvedimento che definisce i nuovi Lea, il ministro Lorenzin incontri i sindacati”. Così la segretaria confederale della Cgil Rossana Dettori, ribadendo come il DPCM sia “un atto di fondamentale importanza per assicurare il diritto alla tutela della salute e alle cure dei cittadini”, sottolinea che “si tratta ora di darne compiuta attuazione”.
“I continui tagli – denuncia Dettori – hanno colpito il cuore del Sistema Sanitario: sono migliaia gli operatori in meno, come certificato dalla RGS, e le conseguenze sono un sovraccarico di lavoro per i restanti e una riduzione dei servizi per i cittadini, così come rilevato dalla Fp Cgil in un focus specifico sul settore sanità”. Per la segretaria confederale “questa situazione di sofferenza, nonostante l’impegno del personale, si riflette negativamente sui servizi offerti ai cittadini. Gli effetti più eclatanti – spiega – si riscontrano negli ospedali o addirittura nei pronto soccorso, come le cronache ci segnalano; gli effetti meno visibili, ma assai più dolorosì, sono l’impoverimento dei consultori e dei servizi sul territorio per gli anziani, i disabili, per chi soffre di disturbi mentali e dipendenze. L’impoverimento dei servizi territoriali – aggiunge Dettori – si scarica sullo stesso ospedale e sul pronto soccorso in un corto circuito che va interrotto”.
“Per questi motivi, insieme a Cisl e Uil abbiamo chiesto un incontro al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Crediamo – conclude Dettori – che solo attraverso il confronto con i sindacati e con le associazioni dei cittadini si possano costruire le migliori condizioni per un’appropriata ed effettiva attuazione dei Lea, rafforzando il nostro Servizio Sanitario Nazionale pubblico e universale”.