I sindacati del credito si schierano unitariamente a favore della fusione Bpm-Banco Popolare e per spiegare le ragioni del sì, hanno convocato a Milano una conferenza stampa, a tre giorni dalle attese assemblee degli azionisti che dovranno votare l’operazione di aggregazione che porterà alla nascita del terzo polo bancario italiano.
“Tutti i sindacati nazionale sostengono unitariamente la fusione senza se e senza ma”, ha spiegato Agostino Megale, numero uno della Fisac Cgil, “nell’attuale scenario che vede una parte del sistema bancario nella tempesta siamo di fronte alla prima operazione di politica industriale vera, una fusione che è utile al Paese, perchè è un segnale che dalle difficoltà si può uscire e che il sistema bancario ce la può fare, ed è utile ai lavoratori, perchè tutela l’occupazione e rafforza il welfare”.
“La nascita del terzo gruppo bancario garantirà stabilità ai lavoratori, alla clientela e direttamente garantirà stabilità al settore bancario”, ha sottolineato Lando Maria Sileoni, segretario della Fabi, “è un periodo estremamente delicato, con le vicende di Mps, delle banche venete e delle good bank, se dovesse vincere il no la banca, che comunque dovrà trasformarsi in Spa, diventerebbe scalabile e con l’arrivo di possibili spregiudicati fondi Usa si creerebbero non pochi problemi occupazionali, sarebbe una macelleria sociale”.
“Tutto è fermo in Italia in attesa dell’assemblea di sabato – ha sottolineato Massimo Masi della Uilca – non si muove nulla sul fronte delle good bank, delle venete, di Mps, perchè il voto di sabato sulla fusione sarà da spartiacque tra soluzioni di un certo tipo e altre”. “I lavoratori non voteranno solo per il futuro della Bpm ma avranno la responsabilità grandissima di votare per il futuro del sistema bancario”. “Noi – ha spiegato Masi – abbiamo dato un giudizio positivo alla fusione in base ai numeri, al progetto industriale mentre, per esempio, diciamo no alle fusione delle due venete perchè si creerebbe una macelleria sociale ed economica”.
“E’ l’unica fusione che si sta facendo, l’unico spazio di buona volontà che si sta mettendo in campo per dare una prospettiva all’azienda – ha affermato Giulio Romani della First Cisl – è l’ultima occasione per poter far valere le ragioni dei lavoratori”.