Miglioramento ed armonizzazione dei trattamenti economici, rafforzamento del welfare, sperimentazione della riduzione oraria. Sono questi i principali elementi del contratto integrativo di Leonardo, sottoscritto lo scorso 20 dicembre, presentati, in questa intervista al Diario del lavoro, da Gaetano Giannella, Head of Industrial Relations & Welfare del gruppo. Il tema della diminuzione delle ore lavorate è anche uno dei punti della piattaforma presentata da Fim, Fiom e Uilm per il rinnovo del contratto dei meccanici. Ma, asserisce Giannella, è difficile immaginare che possa diventare un elemento cogente del nuovo contratto collettivo. La soluzione più appropriata, spiega, è affidare la rimodulazione oraria alla contrattazione aziendale e non imporla dall’alto. E sulle grandi sfide della transizione tecnologica e green e sull’uso dell’intelligenza artificiale afferma: “è nel Dna di Leonardo guardare al futuro”.
Giannella il tema della riduzione dell’orario è uno dei pilastri del vostro contratto integrativo. Come è stata pensata?
“Abbiamo pensato ad uno strumento flessibile, da modulare a seconda delle esigenze specifiche delle diverse aree di business che costituiscono il gruppo Leonardo. È ancora un cantiere aperto, perché se nel Contratto Integrativo abbiamo definito quelle che sono le linee guida e i principi operativi di carattere generale, ora, insieme con i sindacati, andremo a definire l’applicazione concreta dello strumento, per poi individuare le aree pilota in cui avviare di fatto queste sperimentazioni. Ovviamente la riduzione dell’orario non può essere slegata dalla produttività. È importante raggiungere prima determinati target su questo fronte, in una fase che possiamo definire di accumulo, per poi passare a una fase di rilascio in cui si possa effettivamente realizzare la riduzione oraria. Nel contratto abbiamo definito una possibile riduzione che potrà arrivare fino a 12 ore al mese. Si tratta di un tetto estremamente flessibile che ogni area pilota potrà modulare in base alle proprie esigenze, ai piani produttivi e al raggiungimento dei target di produttività definiti. Le ore di riduzione saranno finanziate in misura paritetica, metà dall’azienda e metà dai lavoratori con istituti individuali”.
Con questo strumento puntate anche un nuovo equilibrio all’interno della popolazione lavorativa?
“Certamente, perché non vogliamo che si crei un divario tra quei lavoratori che sono remotizzabili e quelli che non lo sono. La riduzione oraria riguarderà chi lavora in produzione e quindi proprio quei lavoratori che svolgono mansioni non remotizzabili, perché una delle finalità di questa sperimentazione è anche quella di individuare soluzioni organizzative che possano andare incontro a chi non può beneficiare di strumenti di flessibilità organizzativa per conciliare lavoro e vita privata, come lo smart working, ormai diventato un elemento strutturale nella dimensione organizzativa del gruppo, come confermato anche dal nuovo Integrativo”.
Anche nella piattaforma, presentata dai sindacati, per il rinnovo del contratto dei meccanici quella della riduzione oraria è un asse portante del documento. La richiesta è di 35 ore settimanali. Secondo lei i tempi sono maturi per un’applicazione generalizzata di questo strumento?
“Guardi, in questo momento faccio fatica ad immaginare che la riduzione oraria possa diventare un elemento cogente del nuovo contratto dei metalmeccanici”.
Perché?
“Perché credo che il contratto possa semmai dare una spinta in questo senso, essere da stimolo alle imprese, ma non deve imporre dall’alto un salto organizzativo così importante. Serve un’applicazione elastica della riduzione dell’orario di lavoro, che sia in linea con le caratteristiche di ogni singola realtà industriale. Una flessibilità “imposta” si tramuterebbe inevitabilmente in una forma di rigidità che non serve alle imprese. Il rischio è quello di prescrivere un cambiamento ad aziende che non sono pronte sul piano organizzativo o della produttività”.
Altro punto centrale dell’integrativo è il rafforzamento del vostro modello di welfare. In che modo vi siete mossi?
“Leonardo ha già da tempo un sistema di welfare ben consolidato che però con il Contratto Integrativo abbiamo voluto arricchire, agendo su tre leve. La prima è quella dell’assistenza sanitaria integrativa: oltre a garantire per tutti i dipendenti l’accesso alle prestazioni offerte dal Piano Integrativo MS2 di mètaSalute, il fondo sanitario di settore, abbiamo ulteriormente rafforzato le coperture sanitarie attraverso nuove polizze integrative per tutti i dipendenti: il tutto con costi ad esclusivo carico dell’Azienda. Sul fronte della previdenza complementare abbiamo innalzato di mezzo punto percentuale il contributo aziendale, passando dal 2% previsto del contratto al 2,5%. Il terzo elemento riguarda le nuove forme di tutela che Leonardo offrirà ai dipendenti in caso di morte o invalidità permanente da malattia. Questo pacchetto di misure andrà a beneficio di tutti i lavoratori in modo uniforme. Poi abbiamo agito anche sullo smart working e su altre forme di flessibilità, quali i permessi, in modo da ritagliarli su bisogni più specifici e mirati della persona, con particolare attenzione alle esigenze legate alla genitorialità e alla fragilità nonché alle esigenze di cura”.
L’integrativo guarda anche ai giovani e ai neo assunti. In che modo Leonardo sta affrontando la ricerca sempre più difficile sul mercato del lavoro delle competenze?
“Anche il nostro gruppo vive le stesse difficoltà delle altre aziende, tra competenze che non si trovano e un turn over messo in crisi dal crollo demografico. A differenza del passato, il nome di un’azienda, il brand, oggi non è più sufficiente per trovare e trattenere i migliori talenti. Oggi bisogna essere attrattivi verso i giovani, comprendere i loro bisogni, che non sono omogenei, ma variano da persona a persona, e poi riuscire anche a trattenerli. E in quest’ottica il Contratto Integrativo Leonardo contribuisce ad offrire strumenti di sostegno, non solo per la vita professionale ma soprattutto per la vita privata, assolutamente validi”.
Sul piano economico quali sono le novità dell’accordo?
“Il primo aspetto che l’integrativo porta avanti è l’armonizzazione sotto il profilo economico. La One Company è stata creata nel 2016 ma sono ancora presenti trattamenti differenziati, soprattutto sul fronte del premio di risultato, che entro la vigenza del nuovo Contratto porteremo ad uniformare a livello di Gruppo. Ad ogni modo nel contratto è previsto un aumento degli importi teorici del premio di risultato di 1.400 euro per il periodo 2024-2026.nonché un incremento del superminimo collettivo in misura del 50% rispetto agli attuali valori entro il 2026. Ci siamo mossi anche per far sì che i benefici economici del Contratto Integrativo Aziendale si realizzino secondo tempistiche complementari rispetto a quelle derivanti dal contratto collettivo nazionale. Visto che per lo scorso anno e per quello in corso il contratto dei metalmeccanici, in base all’Ipca, ha previsto dei significativi incrementi retributivi, abbiamo disegnato, d’intesa con i sindacati, una curva di graduale crescita dei trattamenti economici aziendali nell’arco di vigenza del contratto, tale da non creare sovrapposizioni con gli effetti della contrattazione di primo livello”.
Un accordo frutto di relazioni industriali molto partecipative.
“Assolutamente sì. In Leonardo il confronto con i sindacati negli ultimi anni è sempre stato costruttivo e proficuo. La trattativa si è sviluppata nell’arco di otto mesi. Un tempo non eccessivamente lungo visti i molti temi sul tavolo e che tuttavia le parti negoziali sono riuscite a rendere assolutamente proficuo per l’Azienda e per i lavoratori, considerati gli importanti risultati ottenuti con il rinnovo”.
Il settore metalmeccanico, e quindi anche Leonardo, si trovano a vivere i mutamenti della transizione verde e digitale e dell’intelligenza artificiale. Come state affrontando questi cambi epocali?
“È nel nostro Dna confrontarci con sfide così importanti. Leonardo è riconosciuto come uno dei primi gruppi al mondo quando si parla di transizione tecnologica, digitale e sostenibile. Questa nostra propensione al futuro è oggi testimoniata anche dall’attuale amministratore delegato del gruppo, Roberto Cingolani, che è stato il fondatore e per anni il direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia. Anche il nuovo Piano industriale che sarà presentato a breve, guarderà avanti, alle nuove opportunità della space economy o alla cyber security by design con una continua spinta che viene dalla digitalizzazione che il Gruppo ha già abbracciato in modo totale e proficuo. Non si tratta più di capire se un intero settore o un’azienda siano pronti o meno a questi salti di paradigma, perché ormai sono presenti, stanno accadendo e vanno governati. Nella piattaforma del CCNL i sindacati propongono la riduzione oraria anche come leva attraverso cui ammortizzare i costi sociali delle transizioni tecnologiche e digitali e dell’intelligenza artificiale in particolare che, secondo loro, causerà una riduzione dei posti di lavoro. Noi pensiamo, invece, che ne comporterà un cambiamento con molti effetti positivi in termini di incremento delle competenze e di qualità del lavoro”.
Tommaso Nutarelli