Dice il dizionario Oxford Languages: “Prassi di governo fondata sulla ricerca di una maggioranza mediante accordi e concessioni a gruppi politici eterogenei, e talvolta a singoli esponenti di un partito avverso, allo scopo di impedire il formarsi di una vera opposizione, con particolare riferimento a quella inaugurata dallo statista Agostino Depretis negli anni successivi al 1880”. E ancora: “La capacità di una persona di mutare le proprie idee e le proprie posizioni a seconda del proprio interesse”.
Storicamente parlando, questo è il trasformismo, e stiamo parlando di quasi 150 anni fa. Eppure, a vedere oggi la situazione politica che abbiamo di fronte non molto è cambiato. Se non che stavolta a trasformarsi non è il governo che cerca di allargare il suo consenso parlamentare, bensì l’opposizione, anzi un pezzo dell’opposizione. Che cerca “un posto al sole”, concetto usato da Giovanni Giolitti dopo la guerra di Libia del 2014. Intendeva, il capo del governo di allora, che per poter partecipare ai negoziati posti bellici, e quindi ottenere un pezzo del territorio conquistato, c’era bisogno di partecipare alla guerra. E così fu.
Di trasformisti oggi ce ne sono parecchi, ma quelli che si vedono a occhio nudo sono almeno due, e si chiamano Carlo Calenda e Matteo Renzi. Si sono presentati insieme alle elezioni, anche se fino a poche settimane prima si detestavano non cordialmente (nuovo esempio di trasformismo), hanno ottenuto un risultato non pessimo (il 7 per cento), scegliendo di non schierarsi né di qua né di là. Ma in ogni caso dichiarando che loro sarebbero stati all’opposizione qualora avesse vinto il centrodestra, anzi la destra di Giorgia Meloni. Ecco, appunto, Meloni ha vinto e governa da premier insieme a Salvini e Berlusconi, mentre Letta, Conte e altri tentano faticosamente di costruire un’opposizione degna di questo nome (finora con scarsi risultati).
E Calenda? E Renzi? Sono rimasti in mezzo al guado, come si diceva una volta per prendere in giro il Pci che non sapeva scegliere che posizione prendere su un determinato argomento. Un guado che però può essere facilmente superato, basta scegliere su quale sponda si intende approdare. L’impressione, al momento, è che la sponda sia quella di destra, basti pensare all’incontro che Calenda ha chiesto e ottenuto dalla premier, incontro in cui i due si sono trovati in sintonia su molte questioni. Oppure ai continui attacchi di Renzi al Partito democratico (di cui è stato anche leader, e ancora molti si chiedono perchè il Pd lo abbia scelto come segretario), e alle sue reiterate avances verso quelli contro i quali dovrebbe combattere, vedi la candidatura di Letizia Moratti (ex ministro e sindaco di Forza Italia) alla Regione Lombardia che il capo di Italia viva sponsorizza dalla sera alla mattina accusando il Pd di non capire che questo è l’unico modo per aprire contraddizioni nel campo avversario.
Ora che la destra sia l’avversario di Renzi e Calenda è tutto da dimostrare, oggi non risulta e domani risulterà ancora meno. Per una volta, Matteo Salvini ha detto la cosa giusta: “Ma Calenda non aveva chiesto e preso i voti per stare all’opposizione?”.
Evidentemente no, evidentemente quei voti servivano ai quei due – che potremmo chiamare il gatto e la volpe, che nella favola di Pinocchio non fanno una bella fine – per usarli nei loro giochi di potere. Stanno all’opposizione ma non vorrebbero starci, non stanno al governo ma vorrebbero starci. Vedono il partito di maggioranza più vicino a loro, cioè Forza Italia, in piena crisi, con un Berlusconi che ha perso tutto il suo smalto e il suo carisma e con molti dirigenti che cercano un futuro migliore. Non sopportano il Partito democratico, non parliamo dei Cinquestelle che odiano non cordialmente, non pensano che questo governo sia il peggiore dei mondi possibili, tutt’altro. Pensano che con Meloni e Salvini si possano trovare intese su punti specifici, e che magari un giorno o l’altro riusciranno a entrare in maggioranza e forse, piano piano, a prendere il posto di Forza Italia nella coalizione di governo, una volta che il partito di Arcore si sarà disintegrato.
Corriamo troppo? Forse, ma neanche tantissimo. E’ abbastanza evidente che il gatto e la volpe hanno un piano ben preciso in testa, Renzi l’ha pure dichiarato con la sua solita modestia: “Tra un anno farò cadere il governo Meloni”. E poi, se pure il suo progetto andasse in porto, cosa farebbe Renzi e con lui Calenda? La risposta semplice anche può apparire prematura: farebbero un bel governo con Meloni, Salvini e ciò che resterà di Forza Italia. Forse neanche passando per nuove elezioni.
Riccardo Barenghi