Il 2020 si chiude con una contrazione complessiva dell’export del 9,7%. Si tratta del peggior risultato dopo la caduta registrata nel 2009. Lo ha reso noto l’Istat spiegando che la contrazione, dovuta per oltre un terzo al calo delle vendite di beni strumentali, è estesa a tutti i principali mercati di sbocco: paesi Asean e Opec, Francia e Regno Unito mostrano le flessioni più marcate; all’opposto, è molto contenuto il calo dell’export verso la Cina. L’import è diminuito nel 2020 del 12,8%.
Nel 2020 l’avanzo commerciale raggiunge + 63.577 milioni (+ 86.125 milioni al netto dei prodotti energetici). Nel 2019 era stato pari a + 56.116 milioni.
Nel 2020 il calo dell’export è dovuto in particolare alla caduta delle esportazioni di macchinari e apparecchi (- 12,6%), prodotti petroliferi raffinati (- 42,1%) e articoli in pelle, escluso abbigliamento, e simili (- 20,8%).
Risultano in aumento le vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+ 3,8%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+ 1,9%).
Nella media del 2020, i prezzi all’import registrano una marcata flessione (- 5,1%), la più ampia dal 2009; al netto dell’energia, la flessione è dell’1,2%.
TN