”Non procederemo a licenziamenti unilaterali”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Whirlpool Italia, Davide Castiglioni, prima dell’incontro alla commissione Lavoro del Senato, sottolineando che l’azienda resta “aperta a condividere i contenuti del piano che al momento non abbiamo ancora avuto la possibilità di illustrare al meglio”.
Conversando con i giornalisti, Castiglioni, augurandosi di “riuscire ad illustrare il piano il prossimo lunedì al Mise”, ha ribadito che quello presentato è “il percorso migliore possibile, supportato da un investimento di 500 milioni di euro. Un piano – ha aggiunto – che non avremmo fatto se non pensassimo che serva al rilancio dell’industria elettrodomestica in Italia”.
La Whirlpool conferma inoltre, per bocca di un suo portavoce, l’investimento di 30 milioni di euro, che non riguarda lo stabilimento Indesit di Caserta, deciso già prima dell’accordo ministeriale e del conseguente piano industriale che prevede l’investimento di 500 milioni di euro in Italia. I 30 milioni di euro sullo stabilimento di Napoli – conferma il portavoce – “rispecchiano la volontà dell’azienda di continuare ad operare in Campania e non rientrano nei 500 milioni annunciati nel piano”.
“E’ inaccettabile la chiusura dei siti, si deve ripartire dall`accordo ministeriale e dagli impegni che contiene e che Whirlpool “conosceva bene prima di acquisire Indesit”. Lo ha sottolineato il segretario nazionale della Fim Cisl, Michele Zanocco, intervenendo in commissione Lavoro del Senato.
”Dal punto di vista industriale il piano Whirlpool riporta in Italia produzioni dalla Polonia, dalla Turchia e dalla Cina e investe 500 milioni di euro con l`impegno a non licenziare nessuno unilateralmente sino al 2018. Accanto a questo però – sottolinea il sindacalista – prevede la chiusura definitiva di tre stabilimenti: None 110 persone, Albacina con trasferimento a Melano e 280 licenziamenti e soprattutto la chiusura di Carinaro , 815 lavoratori, che destinerebbe il territorio a vedere due stabilimenti, dopo Teverola, chiusi in appena 16 mesi.
“Questo però, rischia di creare un paradosso: i 500 milioni di euro di investimento contengono gli 80 previsti da Indesit, il costo degli esuberi equivalenti caricati sugli ammortizzatori sociali a carico dello stato che corrispondono a oltre 50 mln annui (200 mln per la durata del piano!) ai quali si aggiungono – osserva Zanocco – i finanziamenti a fondo perduto che Whirlpool ha in Campania per oltre 15 mln relativi ai fondi europei 2007/2013, quelli che Indesit aveva da altre regioni e i costi di formazione e riqualificazione a carico delle istituzioni locali interessate dalle chiusure o dai licenziamenti: quindi il nostro paese paga per licenziare. Per queste ragioni è quindi inaccettabile la chiusura dei siti e riteniamo che si debba ripartire dall`accordo Ministeriale e dagli impegni che contiene e che Whirlpool conosceva bene prima di acquisire Indesit”.
Il piano della Whirlpool è interessante ma da correggere, afferma invece in una nota il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi. “L’azienda ha oggi illustrato in Senato per la prima volta il suo piano industriale che obiettivamente smentisce l’ipotesi secondo cui l’Italia avrebbe dovuto inesorabilmente perdere le produzioni di elettrodomestici”.
Sacconi rileva che “si attraggono in Italia produzioni trasferite da stabilimenti in Cina, Turchia e Polonia. Si realizzano investimenti nella ricerca. Emerge tuttavia una evidente insufficienza di prospettive, oltre che un pesante impatto sociale immediato, nella regione Campania che pure potrebbe ospitare produzioni rivolte ai mercati del Mediterraneo, spazio nel quale l’Italia risulta l’unico Paese stabile. Il tavolo presso il Mise dovrà consentire di approfondire e correggere il piano contenendo gli esuberi strutturali e confidando di riassorbire molti lavoratori in presenza di quegli andamenti più favorevoli di mercato che possono essere attesi per il settore ed auspicabili per il gruppo”.
“Il governo assuma un atteggiamento responsabile sull’attuazione di impegni e accordi di cui è stato garante, e su un’acquisizione che lo stesso premier Renzi aveva definito un’operazione fantastica”, dichiara il segretario confederale dell’Ugl, Ermenegildo Rossi, al termine dell’audizione presso la Commissione Lavoro del Senato sulla vertenza Whirlpool-Indesit.
“Il mancato rispetto dell’accordo del 3 dicembre 2013 – prosegue Rossi -, è l’ennesimo segnale dell’assenza di una politica industriale strategica che preveda investimenti e la salvaguardia delle produzioni e dell’occupazione”.
Per il segretario generale dell’Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera, “è più che mai necessario un intervento delle istituzioni per scongiurare una prospettiva improponibile come la chiusura di tre siti, e per salvaguardare il presente e il futuro di 1.350 famiglie, a cui si aggiungono quelle dell’indotto che vivono momenti di grande incertezza”.
“La speranza – conclude – è quella di fare passi avanti concreti nel corso del prossimo incontro in calendario per lunedì 27 aprile al Mise, perché le ricadute sociali della decisione di Whirlpool sarebbero drammatiche”.
F.P.