“La Fiat non investe più in Italia, Marchionne non vuole un dialogo”, afferma Landini nel corso dello sciopero di 8 ore e della manifestazione della Fiom che oggi, nonostante l’ordinanza di Alemanno, ha sfilato per Roma attraverso Villa Borghese per raggiungere Piazza del Popolo. Dure le critiche al Lingotto e al piano Fabbrica Italia: “dove sono quei famosi venti miliardi?”, ha chiesto il sindacalista. Poi attacco al governo (“se ne deve andare”) e preoccupazioni per lo stallo in Fincantieri.
“Cgil e Fiom sono in piazza per parlare del lavoro”, ha sottolineato il segretario generale di Corso d’Italia, Susanna Camusso, intervenendo nel corso della manifestazione. A suo giudizio, la Fiat sembra essere sempre più vicina ad andarsene dall’Italia. Per Camusso “questo paese non riparte se non si riparte dal lavoro. Fiat e Fincantieri sono il segno del fatto che di lavoro in questo paese non si parla”. Poi una critica all’ordinanza emessa da Alemanno: “Pensiamo che i violenti non debbano stare in nessuna piazza. Il risultato dell’ordinanza è di fomentare i violenti invece di far esprimere liberamente le persone”.
Intanto sono migliaia (12mila, secondo gli organizzatori) i lavoratori sotto al Pincio. Tra gli striscioni, spicca quello dedicato a Sergio Marchionne: lo raffigura con il fazzoletto da rapinatore e la pistola alla mano. Titolo: ‘Agguato agli operai, mani in alto: o i diritti o il lavoro’.
Applausi hanno intervallato l’intervento del giurista Stefano Rodotà, secondo cui si assiste “a un attacco violento e diretto ai diritti fondamentali della Costituzione”. Infine il giurista ha espresso la sua gratitudine per gli uomini e le donne della Fiom che sono in piazza per i loro diritti, “ma anche per i nostri”.