Prendi tre giornalisti di lungo corso, ormai ultrasessantenni, quindi in pensione ma che continuano a scribacchiare di qua e di là. E soprattutto che non smettono mai di seguire e discutere di politica o di quello che propone l’attualità. Ecco metti una sera a cena questi tre, che chiameremo Rosa, Mario e Francesco. E ovviamente la politica diventa immediatamente l’argomento di conversazione, inframmezzato da un piatto di spaghetti alle vongole e un’insalata di polpo con patate. I tre sono tutti di sinistra, hanno sempre votato da quella parte, il Pci, il Pds, i Ds, a volte le liste della sinistra radicale, Rifondazione o Sel o anche il Partito radicale quando c’era Marco Pannella. Oggi votano il Partito democratico, perché è l’unico rimasto sulla piazza della sinistra oppure, se troppo delusi, non votano per nessuno (così almeno ha dichiarato che farà Mario). Ma c’è tempo fino alle prossime elezioni, che poi saranno quelle europee dell’anno prossimo. Quindi Mario potrebbe ripensarci, sempre se qualcuno lo aiuti a cambiare idea.
Eccoci dunque a chi potrebbe modificare l’intenzione di Mario, si chiama Elly Schlein e da pochi mesi è la nuova leader del Pd. Tutti e tre i nostri commensali avevano salutato con un certo ottimismo l’avvento della segretaria, finalmente una donna e per di più giovane, una che non si è mai fatta imbrigliare nelle funeste correnti del partito, una che ha qualche idea nuova e che potrebbe (potrebbe) diventare la vera antagonista di Giorgia Meloni, magari in grado di batterla nelle urne portando il Pd a superare il 30 per cento e mettendo in piedi alleanze serie, innanzitutto col Movimento Cinquestelle e con le piccole formazioni politiche della sinistra. Questa l’idea, questo l’auspicio, diciamo pure la speranza che però al momento rimane tale.
Anche perché i nostri tre non riescono ancora a capire quale sia il progetto politico di Elly Schlein. Finora, spiega Rosa, ho visto solo la battaglia sui diritti di gay, lesbiche e Lgbt. Sacrosanta, per carità, ma totalmente insufficiente non solo a vincere le elezioni ma proprio a presentarsi come un partito o una coalizione che deve dire e fare qualcosa su tutti i problemi che ha il nostro Paese. Mario tira fuori la questione degli immigrati, è giustamente indignato dall’ultimo naufragio, quello in cui sono morti anche decine di bambini. “Un partito di sinistra non può limitarsi a protestare, deve proporre una soluzione. Altrimenti che esiste a fare?”. Giusto, perfetto. Ma, chiede provocatoriamente Francesco: “Quale soluzione? Accoglierli tutti, procurare loro una casa e lavoro e nel frattempo dare loro un reddito per poter vivere, evitando così che finiscano a spacciare per strada oppure nelle mani di sfruttatori senza scrupoli che li costringono a lavorare nei campi per 14 ore al giorno, con paghe di fame e a dormire in baracche di lamiera senza neanche l’ombra di servizi igienici”. Esatto, dicono Rosa e Mario, questa dovrebbe essere la linea di un partito di sinistra. Perfetto, ribatte Francesco, ma così per come sono fatti gli italiani, con proposte del genere il 30 per cento dei voti il Pd se lo sogna, bene che gli va si ferma al 20. Sul tavolo, cala un silenzio preoccupato e rassegnato. Che diventa ancora più pesante quando Rosa parla del fisco, la sua materia, spiegando che non ha ancora visto una proposta organica e sensata fatta dal Pd. Stesso discorso sull’Europa, stesso discorso sulla guerra in Ucraina (armi, non armi, quante armi e per quanto tempo…). E così via, su ogni tema che viene fuori, emerge la difficoltà di Schlein a dire qualcosa che sia in grado di convincere la maggioranza degli italiani a votarla, compresi i nostri tre giornalisti. Qualcuno cita Nanni Moretti: “D’Alema, dì qualcosa di sinistra, D’Alema, dì qualcosa anche non di sinistra, D’Alema dì qualcosa…”.
Gli spaghetti e il polpo ormai sono finiti, è finito anche il secondo, il dolce lo lasciano perdere che ormai nessuno ha più fame. Sulle loro facce si legge la delusione e lo scoramento, lasciano il ristorante stanchi e barcollanti, non vedono l’ora di andare a dormire, sperando che l’indomani sarà sul serio un altro giorno. E che il Pd possa sorprenderli. Si sveglieranno, prenderanno il caffè, leggeranno i giornali ma ritroveranno lo stesso Pd del giorno prima. Quasi quasi sarebbe stato meglio continuare a dormire fino a nuovo ordine, qualora quest’ordine arrivasse prima o poi.
Riccardo Barenghi