Quando il 30 ottobre 2012 al lingotto Marchionne ci presentò il piano per “cuori forti” decidemmo come Fim-Cisl che l’alternativa alla chiusura di due stabilimenti era una sfida da cogliere e da condividere, perché ne andava del futuro degli oltre 66.000 lavoratori degli stabilimenti italiani. Fu quello l’incontro in cui si decise il rilancio del marchio Alfa Romeo made in Italy. Un piano che ridisegnava le produzioni degli stabilimenti italiani, costruendo auto di alto valore, con i migliori brand del gruppo, in grado di aggredire i mercati esteri in crescita, riempendo così di lavoro le fabbriche italiane. Alle due Maserati in produzione da lì a pochi mesi, nel rinato stabilimento di Grugliasco, si partiva immediatamente con un nuovo investimento di oltre un miliardo di euro nello stabilimento di Melfi, che avrebbe portato dopo diciotto mesi alla nascita della Jeep Renegade e della 500X.
A seguire il progetto Alfa Romeo con lo sviluppo di ben otto nuovi modelli e la produzione a Mirafiori del Suv Maserati Levante. Come FIM-CISL decidemmo di verificare passo passo l’impegno con noi preso.
Nel paese il dibattito invece fu orientato dal posizionamento politico della Fiom di Landini, che liquidava come fallimentare il piano degli investimenti, banalizzando l’impegno su Melfi considerandolo inadeguato a dare lavoro ai 5300 lavoratori lucani e invitando il governo a costringere Fiat a cedere il marchio Alfa. E oggi che a Grugliasco lavorano 1.700 lavoratori in più rispetto ai 1.000 allora occupati, e che a Melfi ci sono stati ai 2.100 nuovi ingressi, i più grandi oppositori ai nostri accordi e alle nostre scelte tacciono.
La presentazione ufficiale della nuova “Giulia” e la sua messa in produzione nei prossimi mesi, rappresenta il concretizzarsi dei 5 miliardi d’investimento che FCA ha destinato agli stabilimenti italiani entro il 2018 per costruire gli 8 modelli Alfa e raggiungere quota 400.000 vetture solo con le produzioni del biscione. Tutto questo unito al resto del piano consentirà la piena occupazione e il rilancio in termini di redditività, dopo anni di perdite, per gli stabilimenti italiani. Questo ha un significato importante per il futuro dei lavoratori sia in termini occupazionali che di redistribuzione del reddito attraverso la contrattazione. E un primo passo in questa direzione lo si farà, dopo nove mesi di trattativa, nell’ultimo incontro previsto il 1 luglio per il rinnovo del contratto del Gruppo. I preparativi a Cassino sono molto avanzati. Dal mese di luglio dell’anno scorso, quando si è interrotta la produzione di Delta e Bravo, i lavori per ammodernare lo stabilimento non hanno mai trovato pausa, fino al completamento della prima Giulia rossa nel mese di maggio e delle altre venti che già circolano nei dintorni di Cassino.
Da luglio il reparto presse andrà a 20 turni e oltre 500 lavoratori inizieranno a sfornare le scocche necessarie per la partenza a pieno regime dell’impianto già dal mese di ottobre. Visto la situazione che si è già determinata per le due vetture di Melfi e per quelle di Grugliasco è molto probabile l’impennata sui volumi. Del resto una fabbrica globale necessaria per competere nel settore automotive ha i suoi vantaggi: reperimento risorse finanziarie, economie di scala sulle piattaforme e presidio dei mercati. Le barzellette della Fiat americanizzata o della Chrysler italianizzata erano considerazioni di chi non ha alcuna conoscenza di cosa sia il settore dell’auto.
Non è pertanto poi fuori luogo ipotizzare che per la fine di questo anno gli oltre 4.000 lavoratori tornino al lavoro esaurendo l’uso della cassintegrazione. Nel 2016 sono previste altre due vetture, di cui una sarà un SUV, e si determinerà la necessità di un incremento occupazionale. E siamo a tre delle otto auto Alfa Romeo che gli stabilimenti italiani dovranno sfornare entro il 2018. Impatti positivi si stanno già avendo anche per le fabbriche motori di Termoli e Pratola Serra e anche per le fabbriche di Magneti Marelli, da Sistemi e Sospensioni alla PCMA passando per Crevalcore e Lighting.
In questa giornata importante di presentazione della nuova Giulia, dovremmo farci tutti una domanda: tutto questo oggi ci sarebbe stato se anche noi della FIM-CISL avessimo contrastato, anziché condividerlo, quel progetto presentatoci il 30 ottobre del 2012? Noi siamo convinti che la storia avrebbe preso un’altra strada, cosi’ come l’occupazione e i destini di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie.
Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim Cisl